BOLLITO D’AMORE OMAGGIO ALL’ARTUSI
Dopo l’anteprima al Petrella di Longiano lo spettacolo scritto da Roberto Pozzi con Vito nel ruolo dell’autore de La Scienza e l’Arte dei mangiar bene e Maria Pia Timo in quello della governante Marietta, è pronto al debutto bolognese. Si comincia questa
È uno spettacolo così naturalistico che anche le tagliatelle al ragù sono lavorate dal vivo. Con farina a montagna, uovo, tirata di sfoglia e apparecchiamento. «L’Artusi, bollito d’amore», con Vito nel ruolo dell’autore de La Scienza e l’Arte dei mangiar bene e Maria Pia Timo in quello della governante Marietta (ma i due mattatori si caleranno anche in altri personaggi), dopo l’anteprima al Petrella di Longiano è pronto a debuttare al Teatro Il Celebrazioni di via Saragozza 234 da stasera al 7 gennaio. Tre settimane per un lavoro ribattezzato dal direttore dello spazio di via Saragozza 234, Filippo Vernassa, «uno spettacolo in odorama» (feriali alle 21, festivi alle 18. Riposo dal 23 al 27 dicembre e l’1 e 2 gennaio. 31 dicembre alle 21.30. Produzione Cronopion Sas). E c’è da crederci. A Longiano, appena si è aperto il sipario nelle due anteprime, tutto il pubblico, con l’acquolina in bocca, ha esclamato un «oooh» collettivo. Ma cosa ci racconta questa commedia che vede alla regia Alessandro Benvenuti? Di Pellegrino Artusi, ovvio, lo scrittore, critico, gastronomo di Forlimpopoli e autore del notissimo libro di ricette, la cui vicenda però corre tra storia e fantasia. «Artusi — ricorda Roberto Pozzi che ha scritto il testo — era un umanista con una visione laica della vita e questa è stata l’idea che mi ha subito affascinato». Si ride, e parecchio. Su amori, gelosie, colpi di scena e una questione di non poca importanza: quel libro che contribuì a unire l’Italia lo scrisse veramente Artusi? Di certo c’è stata la collaborazione di Marietta. «A fare le ricette — continua Maria Pia Timo — alla fine era lei». Per Vito invece l’aver lavorato con Alessandro Benvenuti è stato «un ritorno di fiamma» dai lontani tempi del film Ivo il
tardivo. «È severo — racconta l’attore — e non concede niente. Con lui la scenografia è stata montata all’inizio, dopo due settimane già facevamo le prove con i costumi (di Fabio Cicolani, ndr) e la pausa caffè la facevi se svenivi sul palco. Però così dev’essere». Ma perché gli hanno costruito dei baffi così esagerati ai lati e sottilissimo sulle lab-