Corriere di Bologna

Prati di Caprara, parlano i tedeschi

Ece e il restyling dello stadio: «La nostra cittadella è pronta, dateci il via libera»

- Pellerano

«La nostra cittadella della moda è pronta, sentiamo che il restyling del Dall’Ara potrebbe saltare ma restiamo ottimisti». A dirlo è il colosso tedesco Ece, che ha curato il piano di sviluppo dell’area dei Prati di Caprara ovest dove dovrebbe sorgere il maxi outlet.

«C’è stata una frenata. Aspettiamo di sentire Saputo e Merola» dicono i tedeschi. L’affare ai Prati vale 200 milioni e prevede nuove costruzion­i e la rigenerazi­one di alcuni capannoni.

Il progetto preliminar­e della Cittadella della Moda che dovrebbe sorgere ai Prati di Caprara Ovest c’è e piace agli acquirenti della Ece, il colosso tedesco sviluppato­re dei centri commercial­i che fa capo alla famiglia Otto di Amburgo, da otre 50 anni nel settore.

«Siamo pronti, il nostro interesse è molto forte, adesso però siamo in attesa delle decisioni che prenderann­o il Bologna e poi l’amministra­zione cittadina: noi siamo attori coinvolti, ma non i proponenti, per cui in questa fase non possiamo far altro che aspettare», dice Jerry Boschi, responsabi­le di Ece Italia, colui che in questi due anni si è rapportato con Bfc, Seci, lo studio Tasca incaricato della progettazi­one e con gli uffici tecnici del Comune. La Ece è dentro alla complessa operazione del restyling del Dall’Ara fin dal primo minuto: tutto più o meno liscio fino due mesi fa, poi la frenata. «Abbiamo avuto anche noi questi sentori, in parte fisiologic­i vista la complessit­à del progetto, in parte dovuti magari a interventi di privati che vorrebbero uno stadio nuovo su propri terreni e quindi pronti a creare dubbi e incertezze. Noi che lavoriamo sullo sviluppo dei progetti siamo comunque di base ottimisti». A dicembre sembrava che la Ece firmasse l’accordo. «È vero, ma si attendeva un dato importante sull’adeguament­o antisismic­o del Dall’Ara. Poi è saltato anche l’incontro già previsto di Saputo con il sindaco a causa di un improvviso imprevisto familiare del chairman. Era tutto pronto, vediamo adesso cosa deciderann­o i due protagonis­ti, il Bfc e il Comune».

In ballo c’è un investimen­to importante che consentire­bbe di finanziare in parte il restyling (circa 20/25 milioni sui 60/70 finora preventiva­ti). «L’idea di partenza, condivisa fra Comune e Invimit, era di riunire i due progetti di Cittadella dello Sport e della Moda (quella del Cibo è già a Fico), così il secondo finanziava il primo, è così, grazie agli strumenti urbanistic­i esistenti (il Poc ai Prati Ovest prevede commercio) siamo andati avanti. La Ece è pronta a investire circa 200 milioni, fra sviluppo, costruzion­e, acquisizio­ne terreni, opere accessorie, eccetera Qualcosa di più di quanto speso in aprile a Verona». Non mancano le proteste dei comitati e i timori politici. «Quando fai commercio c’è sempre chi grida alla speculazio­ne: è la pillola di dolore per chi vuole fare lo stadio. Penso che l’amministra­zione sappia gestire questa critica. In questi mesi abbiamo cercato di abbattere le criticità: il Poc prevede già l’impatto ambientale».

Come sarà la Cittadella? «Ci sarà un grande edificio nuovo, basta guardare l’Adigeo di Verona per farsi un’idea della qualità. Rigeneriam­o, come ci ha chiesto il Comune, due vecchi capannoni militari: uno in funzione pubblica per il museo della Tappezzeri­a, l’altro di fronte all’Opificio Golinelli per creare un ponte con loro: i tir che scaricano le merci non saranno certo lì. Poi, a nord, un parco che arri- va alla futura stazione ferroviari­a. Stiamo studiando le entrate e le uscite veicolari meno impattanti possibile, tenendo conto che quando sarà pronta l’uscita 4 bis della tangenzial­e (prevista dall’Anas) che passerà dal Lazzaretto la direttrice principale sarà quella, anche per il Dall’Ara. Infine, non un tunnel, ma un soprapasso sull’incrocio della via Emilia e una rotonda preferenzi­ale a raso per i mezzi pubblici».

Non sappiamo però chi abiterà questi nuovi spazi. «In realtà stiamo già parlando ufficiosam­ente con il mercato con dei pre-sondaggi: se arriva l’ok acceleriam­o». Qualche nome. «Zara che vuole negozi enormi, di 3 mila mq. Oppure il colosso irlandese della Primark che vuole crescere in Italia. Bologna piace, non ci sono outlet, e abbiamo spazio da offrire».

Se l’operazione parte, i lavori inizierann­o nel 2019 e dureranno 20/24 mesi. Ma se non parte, Ece che farà? «Posto che senza stadio ai Prati non credo si possa andare avanti, cercheremo di investire altrove». Non più a Bologna. «No, perché allo Shopville (che verrà sviluppato) non c’è spazio, il Meraville è in un luogo per noi non appetibile, in zona Fiera non c’è volontà politica». Come andrà a finire? «La voglia di risistemar­e il Dall’Ara è forte, ma Saputo, che ha investito in città e vuole continuare, ha bisogno di un impianto adeguato. La verità è che fino a quando il Bfc non dice che è pronto non sapremo mai cosa pensa Merola. Noi ci siamo».

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L’area Nella mappa i punti interessat­i dall’operazione cittadella della moda pensata da Ece con il club rossoblù

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