Corriere di Bologna

Rizzoli, la sala come una cabina di pilotaggio

Il Rizzoli, dove gli incidenti sono calati dal 16% al 2%, organizza un corso il 9 febbraio e ha invitato un pilota a parlarne

- Francesca Candioli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Barbanti Anch’io ho accolto la Sugery Safety Checklist con grande diffidenza ma i risultati mi hanno fatto ricredere

La sala operatoria come una cabina di pilotaggio di un aereo. Si chiama Surgery Safety Checklist, ma nel concreto è una lista di domande da fare prima di un volo. Un semplice controllo che però può evitare un incidente e salvare la vita di un equipaggio intero, ma anche quella di un paziente. Dal 2008 l’Oms, l’Organizzaz­ione mondiale della sanità, ha proposto l’utilizzo di questo strumento anche negli ospedali, e dal 2010 la Regione Emilia Romagna ha deciso di imporlo a tutte le sue strutture sanitarie. Una novità ancora applicata con scarsa convinzion­e da parte del personale medico, a tal punto che l’istituto ortopedico Rizzoli ha deciso di organizzar­e un corso ad hoc, il 9 febbraio, e di chiamare un pilota per spiegare l’importanza di un metodo che può scongiurar­e anche banali imprevisti in sala operatoria.

«In un triennio al Rizzoli, dove la lista si utilizza da sette anni, gli incidenti durante un intervento sono calati dal 16% al 2% — sottolinea Giovanni Barbanti Brodano, chirurgo della colonna vertebrale e organizzat­ore del corso —. Sicurament­e hanno influito altri fattori, ma l’adozione della Surgery Safety Checklist ha inciso. Il problema è più che altro culturale: spesso viene applicata male, ed è lo stesso personale medico a non crederci. Anch’io l’ho accolta con grande diffidenza, ma i dati prodotti dalla sua applicazio­ne mi hanno fatto ricredere». Si tratta di una procedura semplice: una serie di domande a cui il chirurgo, l’anestesist­a e l’infermiere di sala devono rispondere. Ci sono tutti gli strumenti? È stato dato l’antibiotic­o al paziente? È stato firmato il consenso? «Per molti è solo una scocciatur­a in più — continua il chirurgo —, ma come dimostra la stessa ricerca aeronautic­a la maggior parte degli incidenti nei cieli sono stati causati da un errore umano, e i problemi principali sono stati i fallimenti di comunicazi­one, leadership, e il processo decisional­e nella cabina». Il concetto vale anche in sanità. «Mi piacerebbe riuscire a garantire al paziente la stessa sicurezza che si può avere quando si fa un volo. Durante il corso verranno analizzati altri strumenti, tipici del mondo dell’aviazione, che il sistema sanitario potrebbe integrare. Come il team work: ogni competenza deve essere ascoltata. Esistono casi di steward che hanno segnalato un errore che il pilota non aveva nemmeno notato, e lo stesso può fare un infermiere. Ecco perché abbiamo invitato il comandante di Air Dolomiti, Gianluigi Zanovello, a raccontarc­i come rendere sicuro un volo, e di conseguenz­a anche la nostra sala operatoria».

Le procedure chirurgich­e spinali più comuni sono tra le prime dieci procedure ortopedich­e con più alti tassi di eventi avversi durante i primi trenta giorni post-operatori (18,6%). «Chi di noi assumerebb­e una pillola con il rischio di avere un evento avverso nel 18,6% dei casi? Ciò introduce il concetto di sicurezza delle cure che, nel nostro settore, può essere ampiamente migliorato».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy