Donadoni-Destro, duello finale
Per Donadoni c’è un problema in attacco: chi paga alla fine è Destro, mai inamovibile Nessuno dei due è in scadenza di contratto ma difficilmente rimarranno entrambi al Bologna
A giugno o via Destro o via Donadoni, ormai siamo a un punto senza ritorno. O forse via tutti e due, se l’andazzo continuerà a essere questo. Non siamo ancora al tutto è sbagliato e tutto è da rifare per dirla alla Gino Bartali, ma di sicuro c’è tanto di sbagliato e c’è tanto da rifare in questo Bologna. Dalla società in giù, e non solo per quella che è la gestione dell’attaccante. Perché è sempre la società che fa grande la squadra, e non viceversa. Di conseguenza sarebbe poco costruttivo pensare che l’unico colpevole sia l’allenatore. Che, è vero, ha le sue responsabilità per questo rallentamento della crescita della squadra, ma non quella di essersi allungato il contratto da solo nonostante il girone al Bologna il gol del vantaggio, a Napoli era stato spedito in panchina per impiegare Palacio come attaccante centrale, domenica con la Fiorentina Donadoni aveva proposto per la prima volta un Bologna con il rombo, ritenendo di non poterlo lasciare fuori di nuovo. Probabilmente dopo essere stato tentato dalla voglia di farlo per costruire un attacco con Orsolini, Palacio e Di Francesco. Quando è stato sostituito Destro aveva alle spalle un palo colpito, Palacio solo qualche corsa e un po’ di lavoro sporco, soprattutto dava l’impressione di avere poca di benzina dopo una settimana attraversata ai box per un problemino fisico. Eppure Donadoni ha fatto la solita scelta, quella di far fuori Destro. Dentro Orsolini al suo posto, con Palacio che è andato a fare la prima punta.
Morale: quando poco più tardi il Bologna si è ritrovato sotto, Orsolini ha crossato palloni nella terra dei fantasmi. Ora, non sapremo mai quello che sarebbe successo se ci fosse stato Destro, ma di sicuro mancando anche Verdi a quel punto il Bologna aveva ancora meno il gol in canna.
Qua bisogna fare un discorso chiaro. O meglio, una scelta, ammesso che non sia la squadra a non sopportarlo più. Se vuoi uno che corre, rincorre e lavora in tutte e due le fasi, Destro devi lasciarlo in panchina, con l’allenatore che poi si prende le proprie responsabilità se le cose vanno male. Di contro se ritieni che Destro possa ugualmente essere costruttivo, devi metterlo prima nelle condizioni psicologiche giuste e poi consentirgli di abitare in area di rigore, sapendo che ci sa vivere più degli altri.
Delle due l’una, impiegarlo in questo modo non serve, è deleterio. Con le dovute proporzioni — uno vale 8 milioni e l’altro più di 100 e segna a raffica — Destro ha le caratteristiche tecniche di Icardi. Che quando non fa gol, dà quasi zero all’Inter. Eppure per Spalletti è sempre un punto di riferimento intoccabile, per Donadoni invece Destro è ormai (soprattutto) una palla al piede.