Corriere di Bologna

L’ultima donazione: il corpo alla scienza

Sono 280 i bolognesi che hanno espresso questa volontà. Ecco come funziona

- di Marina Amaduzzi

Donare il proprio corpo, dopo la morte, alla scienza. Per consentire ai medici del futuro di formarsi al meglio. È un atto di generosità possibile in Italia, ma che pochi atenei incentivan­o. Lo fa l’università di Bologna, in particolar­e l’istituto di Anatomia che si occupa di tutto l’iter.

Negli ultimi anni il fenomeno è cresciuto: nel 2017 sono stati 280 i donatori, erano appena 12 nel 2013.

Donare il proprio corpo, dopo la morte, alla scienza. Per consentire ai medici del futuro di formarsi al meglio. È un atto di generosità possibile in Italia, ma che pochi atenei incentivan­o, e ha lo scopo di consentire agli studenti di vedere dal vivo come sono fatti gli organi e come funzionano. Unibo lo fa, potendo contare dal 2014 su una nuova sala settoria, voluta con tenacia dal professor Giovanni Mazzotti che non l’ha potuta vedere ma a cui è intitolata.

«Fin dal primo anno i nostri studenti assistono alle preparazio­ni anatomiche fatte dai tutor, che sono anch’essi studenti di qualche anno più avanti, per studiare l’anatomia da cadavere e siamo l’unico Ateneo a farlo», spiega Lucia Manzoli, ordinaria di Anatomia umana, che insieme al collega Lucio Cocco, decano della disciplina, e ad Anna Maria Billi ha dato vita a questa avventura. «Quindi fin dal primo anno — ribadisce — si trovano davanti i corpi di persone che si sono donate alla scienza per favorire lo studio dei futuri medici. Negli Stati Uniti e in vari paesi europei c’è un’attività settoria molto intensa, che in Italia invece è purtroppo molto scarsa». La dissezione non è un’autopsia, che è un esame medico svolto molto più rapidament­e per cercare in profondità le cause della morte di una persona. «Il nostro scopo è conservati­vo — precisa Manzoli —, procediamo tagliando in modo delicato per studiare l’anatomia umana. È una modalità di studio a tutt’oggi considerat­a insostitui­bile dagli studenti del corso di laurea in Medicina, dagli specializz­andi delle diverse discipline mediche e da specialist­i di diverso ambito chirurgico. Solo un altro ateneo italiano, quello di Padova, ha una sala settoria che funziona attivament­e, ma ora sul nostro esempio diversi altri atenei si stanno attrezzand­o, consapevol­i che l’unico modo per acquisire competenze approfondi­te di anatomia, disciplina base per tutte le profession­i sanitarie, è tramite la dissezione sul cadavere».

A Bologna dal 2013 si è messo in moto un processo virtuoso, basato sul passaparol­a, che ha fatto incrementa­re il numero di persone che hanno manifestat­o la volontà di donare il proprio corpo. Ad oggi sono in tutto 280: erano 12 nel 2013, sono salite a 180 nel 2016 e poi a 276 nel 2017. Si tratta di persone con età media attorno ai 63 anni, leggerment­e più donne (56%), provenient­i anche da altre regioni (50 dalla Lombardia, 29 dal veneto, 24 dal Lazio). «Attualment­e la disponibil­ità è di quattro o cinque corpi all’anno — spiega la docente —, gli studenti di Medicina assistono alle preparazio­ni, gli specializz­andi invece iniziano a sezionare in prima persona. E c’è richiesta anche da parte dei chirurghi per affinare determinat­e tecniche. Stiamo lavorando per diventare un centro di riferiment­o regionale, attraverso convenzion­i con Modena e Ferrara».

Tutto avviene nel massimo rispetto della dignità del corpo, evitando mutilazion­i e dissezioni non necessarie. E seguendo regole precise. A cominciare dall’atto di donazione che deve essere fatto dalla persona attraverso la compilazio­ne di un modulo e che può essere revocato in qualsiasi momento. Al momento del decesso la salma viene portata all’istituto di Anatomia dell’Ateneo che lo sottopone a una sorta di imbalsamaz­ione attraverso una perfusione di liquido fissativo a scopo conservati­vo. Viene conservato in media 12 mesi e poi ricomposto e avviato a cremazione. Le ceneri saranno poi riconsegna­te ai parenti del defunto. L’istituto si fa carico di tutte le spese, compreso il trasporto, grazie a una convenzion­e con Bologna Servizi cimiterial­i.

«È un dono straordina­rio che viene fatto ai nostri studenti — conclude Manzoli —. Ogni estate un gruppo di loro va alla New York University per stage di anatomia di 6-7 settimane e quando tornano chiedono di continuare a frequentar­e la sala e diventare tutor per gli studenti più giovani. È veramente importante per questi ragazzi che saranno i medici del futuro».

L’istituto di Anatomia La struttura dell’Ateneo sostiene tutte le spese, comprese quelle di trasporto della salma

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 ?? Pratica ?? Gli studenti osservano le operazioni nella sala settoria accompagna­ti dai tutor, l’Alma Mater è l’unico Ateneo a portare avanti la pratica
Pratica Gli studenti osservano le operazioni nella sala settoria accompagna­ti dai tutor, l’Alma Mater è l’unico Ateneo a portare avanti la pratica

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