Corriere di Bologna

«Con la Effe solita battaglia ma senza veleni»

Ghiacci: «A Trieste come a Bologna, pressione altissima. Lasciamo stare le ruggini del passato»

- Enrico Schiavina © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Mario Ghiacci, general manager della Pallacanes­tro Trieste, accento emiliano sempre inconfondi­bile ma da anni dirigente di riferiment­o della grande avversaria della Fortitudo, di nuovo di scena giovedì al PalaDozza.

«Grande partita, meglio di tante di A. Di quelle che magari non decidono niente ma che è bello giocare, per capire la vera forza di entrambe».

L’anno scorso nei playoff fu battaglia, anche fuori dal campo.

«Ecco, volevo proprio fare questa premessa: zero polemiche, zero accuse, zero ruggini. Ho sempre avuto un rapporto cordiale con la Fortitudo, fin da quando ero un cinno e giocavo nel Gira. Non vedo perché non possa continuare ad averlo. Mi aspetto un grande spettacolo e basta, esacerbare gli animi non serve a nessuno».

L’ultima volta che voi siete stati qui, ci fu la famosa invasione di campo.

«Sì ma poi si è giocata anche gara 5 ed è stata una partita corretta, filata via senza problemi. Ripeto: nessuno strascico, è l’ultima cosa che vogliamo». Quanto conta vincerla?

«Ovviamente molto, per questioni di classifica, ma per tutto il resto è presto. Siamo in una fase del campionato in cui i valori cambiano in fretta, livellando­si. Tante squadre sono migliorate strada facendo, vedo le piccole come Bergamo, Roseto, Orzinuovi che danno fastidio alle grandi, e qualche volte le battono pure. C’è chi si è rinforzato parecchio e chi no». Voi avete dalla vostra anche il +25 dell’andata.

«Sì ma spero proprio che la squadra non ci pensi, neanche inconsciam­ente. Veniamo a giocarcela e proviamo a vincerla, se poi non dovessimo riuscirci andiamo a vedere lo scarto. Poi lo sappiamo tutti, lo scontro diretto ha un valore enorme».

Voi sembravate imbattibil­i ma da fine dicembre in trasferta ne avete perse quattro in fila.

«Influiscon­o mille fattori, anche il calendario, che in avvio ci ha aiutato ed ora è duro. Domenica ci ha fatto soffrire Bergamo, ma la nostra resta una buonissima stagione. Diciamo ottima se vinciamo giovedì, se invece perdiamo ci sta di riguardarc­i dentro, di riesaminar­e certe situazioni».

Periodicam­ente tornano fuori voci su voi e Kenny Lawson. «Ed io non ho mai negato il fatto che siamo sempre attenti, pronti a prendere al volo un’occasione, se capita. Ma cambiare per cambiare non avrebbe senso. E Bowers, che domenica è stato il migliore in campo, sta venendo fuori molto bene. Fortunatam­ente l’infortunio di De Ros non sembra così grave come si era detto».

L’impression­e è che anche a Trieste, come alla Fortitudo, ci sia pressione. «È vero, ma ci sta. L’abbiamo detto mille volte, ne sale una sola e chi non ci riuscirà, magari di un pelo, resterà scottata, delusa. Lo so che tra due anni ci saranno tre promozioni, ma chi ha voglia di aspettare tanto? Sono società che investono, riempiono i loro palazzi, ma restare in A2 sarà frustrante, a chiunque toccherà. C’è il rischio che le proprietà si stanchino, che il pubblico perda entusiasmo. E poi non ci siamo solo noi e loro, Treviso si è molto rinforzata e sarà la mina vagante dei playoff, nell’altro girone Casale merita grande rispetto». Temete più la Effe di Boniciolli o di Comuzzo?

«Ma figuriamoc­i se c’è differenza… Ci conosciamo tutti da una vita, tra Trieste, Udine, Bologna, è sempre quella giostra che gira».

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Manager Mario Ghiacci, general manager di Trieste

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