Corriere di Bologna

Donadoni pungente Rossoblù contro l’Inter

È possibile non avere motivazion­i quando si gioca a San Siro?

- di C. Beneforti, A. Mossini

Partiamo da una frase dettata ieri da Donadoni che rischia di aprire uno scenario allarmante. Questa: «Andrà in campo chi ha voglia, grinta e volontà di dimostrare quanto vale». La cui traduzione può essere la seguente: nel Bologna c’è anche chi di voglia ne ha poca. Se entriamo ancora più dentro questo pensiero dell’allenatore rossoblù possiamo arrivare a trarre un’altra conclusion­e. Quella che nel caso in cui ancora una volta Destro restasse fuori dai giochi, l’allenatore del Bologna ieri cantasse proprio per lui. O quantomeno anche per lui. Non vogliamo pensarlo, perché se così fosse non sarebbe né giusto né costruttiv­o, alla luce del fatto che Destro continua a essere un patrimonio della società. Tanto per essere più chiari, il giocatore che è stato pagato di più e avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello di un Bologna gonfio di ambizioni.

Andiamo avanti in questa analisi: Donadoni può anche non impiegarlo, l’allenatore è lui e può fare le scelte che ritiene opportune dopo essersi preso fino in fondo le proprie responsabi­lità, ma far sapere al prossimo che non ha gli stimoli giusti no, è un errore che non può e non deve commettere. Certo, anche in chiave mercato, perché è legittimo ritenere che a giugno il Bologna farà di tutto e di più per trovargli una destinazio­ne che gli vada bene.

La sensazione è che a meno di ripensamen­ti da parte del tecnico anche contro l’Inter Destro comincerà in panchina. E il motivo è facile da capire: Donadoni vuole al centro del suo attacco uno che lavori anche quando il pallone lo giocano i dirimpetta­i, che non dia punti di riferiment­o ai centrali difensivi avversari e al tempo stesso consenta ai suoi difensori e ai suoi centrocamp­isti di avere più soluzioni in uscita. E in questo senso Palacio è superiore a Destro, è vero. Ma facciamo una doverosa sottolinea­tura: è una questione di caratteris­tiche tecniche e non di voglia e ambizioni. Perché nel caso in cui Destro e chiunque altro giocatore non avessero dentro il fuoco e la gioia potendo giocare a San Siro contro l’Inter farebbero meglio ad andare a fare un altro mestiere.

Qua indipenden­temente da quelle che saranno le decisioni di Donadoni sia per Milano sia per le partite successive l’importante è che Destro non venga fatto diventare un capro espiatorio, o addirittur­a il primo responsabi­le di questo Bologna che non cresce mai, perché non è così. In questo senso a Casteldebo­le nessuno può scagliare la prima pietra.

Chiudiamo con una riflession­e: abbiamo criticato più di una volta Destro, come tante volte lo ha criticato anche in modo deciso il popolo rossoblù. Ebbene, giorno dopo giorno Donadoni sta riuscendo nell’impresa di farlo amare di nuovo da tutti. Per un senso di giustizia. Sì, perché l’impression­e è che gli si voglia far pagare non solo le sue colpe ma anche quelle di tutto il Bologna. Come se l’avversario di oggi fosse Destro. E invece si chiama Inter.

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Roberto Donadoni

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