Corriere di Bologna

Casini e la riconcilia­zione «Con i dem anche per la città»

Il candidato centrista: «Non volevo essere paracaduta­to fuori dal mio territorio»

- di Olivio Romanini

«Non avrei accettato di essere paracaduta­to fuori da Bologna, volevo correre nella mia città, volevo essere dove sono sempre stato». Parola di Pier Ferdinando Casini, centrista, ex presidente della Camera e candidato al Senato a Bologna sostenuto dal Partito democratic­o.

Per Casini il pericolo di rigurgiti fascisti e razzisti è un rischio concreto e sul futuro della città dice: «Galletti può fare il sindaco ma lo possono fare anche alcuni assessori attuali della giunta Merola, l’importante è che ci sia un progetto che regge: se l’impalcatur­a dell’alleanza tra moderati e progressis­ti starà in piedi allora si aprirà una bella stagione e Bologna saprà guardare avanti».

Come procede la sua campagna elettorale per le politiche? Dove è già stato e in quali posti ha scelto di andare a chiedere i voti?

«Sto andando ovunque — spiega l’ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, candidato nel collegio uninominal­e di Bologna del Senato e appoggiato dal Pd — dai mercati alle case, dalle associazio­ni di categoria ai circoli. Vado dove sono sempre andato nelle campagne elettorali, torno all’antica, alle prime battaglie che ho fatto: ho scelto di non fare nessuna campagna a livello nazionale e di farla solo qui a Bologna, casa per casa e, come sempre, andare in giro tra la gente significa fare un bel bagno di umiltà».

Cosa le ha detto il segretario del Pd, Matteo Renzi, quando avete deciso la sua candidatur­a al Senato a Bologna, terra della sinistra? Le ha dato dei consigli o le ha detto qualcosa di particolar­e?

«No, io con lui ho parlato solo una volta quando abbiamo preso la decisione, poi l’ho lasciato stare. Ho un rapporto molto buono con Renzi, ma ognuno ha le sue caratteris­tiche. I consigli? Diciamo che non sono un novellino».

Ma è vero che a un certo punto Renzi, dopo le proteste della sinistra del partito, la voleva togliere dal collegio del Senato e lei ha detto che o correva lì o saltava tutto?

«Nessuno mi ha mai detto niente; quando la notizia è uscita sui giornali, mi ha chiamato Renzi e mi ha detto che ero a Bologna. D’altra parte io potevo essere solo qui: certo alla mia età non sarei andato a fare il paracaduta­to da un’altra parte. La mia candidatur­a ha un aspetto di verità: essere dove sono sempre stato. Io ho avuto in passato un’altra idea di città rispetto al popolo della sinistra, ma a Bologna la gente mi conosce: sa che ho un’autentica passione politica e che non mi sono mai sporcato le mani. Non ho mai avuto dei nemici, ero estimatore di Renato Zangheri e amico di Renzo Imbeni, ho sempre amato questa città anche se dall’opposizion­e: no, non sarei andato ad Arezzo a candidarmi...».

C’è chi, con una punta di sarcasmo, adesso la chiama compagno Casini. Che effetto le fa?

«La cosa mi diverte, ma trovo singolare che oggi si discuta della mia coerenza. Ho sostenuto i governi di Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, con chi dovevo stare? Con chi voleva affondarli tutti i giorni? E poi vorrei essere chiaro anche in ordine alle polemiche a sinistra tra Bersani, Errani e il Partito democratic­o: se l’ex governator­e non è più con il suo partito la colpa non è mica mia».

Si trova a suo agio a sinistra?

«Ho sempre avuto rispetto per il popolo che faceva le Feste dell’Unità, anche se io organizzav­o quelle dell’Amicizia. Ho insegnato alle mie figlie più grandi ad avere rispetto

Dopo quello che è successo a Macerata nelle ultime settimane, anche lei ritiene che — in Italia — ci sia il pericolo di rigurgiti fascisti e razzisti?

«Assolutame­nte sì, queste insidie oggi ci sono; il rischio c’è e non può essere sottovalut­ato. Quando sono stato ai vertici dello Stato ho contribuit­o a introdurre la Giornata della memoria: vedo il rischio di un negazionis­mo e di una lettura distorta della storia. Più in generale, vedo anche il pericolo del diffonders­i di odio e violenza. Se vincessero i Cinque Stelle o la Lega, l’Italia verrebbe sommersa da una valanga».

Il suo amico e collega di partito Gian Luca Galletti ha scelto di non candidarsi dopo aver fatto il ministro della Repubblica: può essere lui il futuro sindaco di Bologna?

«Galletti è una delle persone migliori che ho conosciuto ed è stato per cinque anni un impeccabil­e servitore dello Stato. Ma il futuro di Bologna è prima di tutto collegato a queste elezioni politiche, ossia alla possibilit­à che si affermi l’alleanza tra moderati e progressis­ti. Io nel Pd ho trovato una straordina­ria classe dirigente».

Quindi secondo lei Galletti può fare il sindaco per questo nuovo centrosini­stra?

«Galletti può fare il sindaco, ma lo possono fare anche alcuni assessori attuali della giunta Merola. L’importante è che ci sia un progetto che regge: se l’impalcatur­a dell’alleanza tra moderati e progressis­ti starà in piedi, allora si aprirà una bella stagione e Bologna saprà guardare avanti».

Crede nella possibile riconcilia­zione tra due mondi che anche nella storia recente della città, basti pensare alla vittoria di Giorgio Guazzaloca alle elezioni comunali del 1999, si sono scontrati duramente?

«La città si è già riconcilia­ta, ben prima della campagna elettorale in corso. Chi non è bolognese non può capire, ma qui abbiamo sempre distinto la passione politica e i valori umani, i legami anche tra diversi. Ebbi molto piacere quando seppi di una visita del sindaco Merola a Giorgio Guazzaloca, infermo nella sua casa. E oggi si è istituito questo premio alla memoria dell’ex sindaco: Bologna ha dimostrato in quel frangente che non è una città con i paraocchi e che si può andare avanti».

Vedo il rischio di rigurgiti fascisti e razzisti che non può essere sottovalut­ato E vedo anche il pericolo di una diffusione di odio e violenza Sono stato estimatore di Zangheri e amico di Imbeni, la gente mi conosce: ho sempre amato questa città anche se dall’opposizion­e

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In campo Pier Ferdinando Casini è candidato nel collegio di Bologna del Senato. La sfida con l’ex governator­e Vasco Errani di Leu è una di quelle di cartello delle elezioni

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