Corriere di Bologna

E Berselli alla fine resta solo sulla Land Rover

Il candidato di CasaPound in via D’Azeglio sulla jeep. I militanti non si fanno vedere

- An. B.

Ha il basco rosso e la vecchia Land Rover fiammante di quando, da uomo forte del Msi e An poi, batteva le strade di Bologna per chiedere voti. Questa volta, però, Berselli corre con gli stemmi dei «neri» di Casapound con cui ha tappezzato la sua vecchia jeep con cui ieri ha avviato il suo tour elettorale. Partenza alle 10 da via D’Azeglio angolo via Farini, a poche centinaia di metri dal Nettuno dove alla stessa ora si erano dati appuntamen­to gli antifascis­ti. Ma, nonostante i timori della vigilia, la vecchia volpe della politica si è tenuto alla larga e i militanti neofascist­i che lo supportano non si sono fatti vedere, come da accordi con la Questura.

«Non contesto la manifestaz­ione di piazza Maggiore — ha detto Berselli — ma avrei qualcosa da dire sul tema clandestin­i. Consentiam­o a centinaia di migliaia di disperati di venire in Italia senza lavoro, sono delinquent­i per necessità e questo esaspera gli italiani».

Nei panni del neofascist­a, però, Berselli, che è stato missino, poi finiano e infine nel Pdl, ancora non ci si vede e quando una giornalist­a norvegese in Italia per un reportage sull’avanzata dei populismo, gli chiede «Lei è fascista?», lui risponde stizzito: «Mi guardi non porto la camicia nera, chi mi conosce lo sa. Il mio è solo un ritorno al passato». Di certo è un ritorno alla politica porta a porta: «In campagna elettorale tutti i partiti hanno diritto ad avere spazi — manda a dire all’assessore alla Sicurezza Alberto Aitini —, non capisco perché a Bologna no. Ma me ne frego, nel modo più assoluto: ormai alle conferenze non va più nessuno, invece io in jeep giro tutta la città e sto in mezzo alla gente».

Prima di partire per i suoi comizi volanti, l’ultima stoccata è per l’ex alleato Pierferdin­ando Casini: «Non è mai stato nella mia area politica: lui era democristi­ano quando io ero missino, eravamo insieme solo nel Popolo delle libertà. Ma non mi meraviglio più di niente, c’è una corsa disperata e forsennata alla poltrona».

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