«Giocherà chi dimostra di averne voglia»
Il tecnico alle domande su Mattia: «In campo ci andranno quelli capaci di mostrare grinta e volontà Nel suo caso non conta cosa fa ma come lo fa. Orsolini? È con noi da poco tempo ma mi piace»
L’Inter che non vince dal 6 dicembre contro il Bologna che non batte una big dal 6 gennaio 2016 (0-1 a San Siro, ma sponda Milan): oggi va in scena una sfida tra deluse che cercano di ribaltare un momento negativo e dare un calcio alla mediocrità. Voglia di riscatto per entrambe, ma Donadoni sposta l’obiettivo sui suoi: «Veniamo da due sconfitte e vogliamo riscattarle. Servirà una partita di carattere e temperamento contro una squadra che ha grandi individualità e che fino a poco tempo fa era tra le candidate a vincere lo scudetto». Il discorso tricolore si è chiuso, ma l’Inter oltre a evitare un record negativo (l’eventuale nona partita di campionato senza vittorie sarebbe un primato storico) oggi cerca puntiChampions. San Siro potrebbe rivelarsi un alleato a livello ambientale, ma il tecnico non preme più di tanto sul tema: «Cerchiamo di sfruttare il loro momento di difficoltà, è un aspetto prezioso ma sarà la conseguenza di ciò che faremo noi sul campo. Mettiamo energia in ogni tackle, in ogni fase di gioco e poi vedremo». Dall’atteggiamento alle scelte e qui, dopo una settimana passata a provare il 4-3-3 con Orsolini, Palacio e Di Francesco, si va su un terreno potenzialmente minato: Destro sì o Destro no? Alla domanda sul possibile impiego della fanteria leggera, come a Napoli, la risposta di Donadoni è secca: «In campo ci andranno quelli che hanno voglia, grinta, volontà di dimostrare ciò che sanno fare. Chi mi dà questo tipo di sensazione, senza nulla togliere agli altri, è privilegiato». Gli indizi diventano ancora più chiari poco dopo, quando a Donadoni viene chiesto delle condizioni di Orsolini e Destro: «Orsolini non ha tanti minuti nelle gambe ma sta dimostrando grande voglia e mi piace. Destro è sulla falsariga degli ultimi tempi: nel suo caso non conta fare le cose ma come le fa: se ci mette la giusta intensità è sopra media nel suo ruolo, altrimenti diventa uno come gli altri». Un messaggio diretto, chiaro, a cui poi ne segue uno abbastanza trasversale quando si parla di scelte e di giocatori che possono stare fuori. E soprattutto dell’atteggiamento di chi viene sostituito, quasi un richiamo alla capriola di ulivieriana memoria: «A volte dispiace lasciare in panchina qualcuno, magari un giocatore su cui il club ha investito. Al tempo stesso, però, se un giocatore subentra e chi viene cambiato esce contrariato a fine partita, fossi un suo compagno di squadra, lo andrei a prendere per le orecchie perché è una mancanza di rispetto». L’ultimo messaggio mandato dal tecnico, invece, è di sommaria assoluzione per un reparto, la difesa, che nelle ultime otto gare ha subito 17 gol. Indulgenza parziale, perché non è solo questione di reparto: «Negli ultimi gol presi non è stata solo questione di difesa, ma anche di situazioni particolari come quelle di Napoli o il corner contro la Fiorentina. È chiaro che se la squadra si muove in modo compatto si subisce meno: è un discorso di gruppo».