Il pessimista Eastwood
Si conclude la trilogia sull’eroismo contemporaneo ideata da Clint Eastwood attraverso American
Sniper, prima, e Sully, dopo. Per quanto apparentemente patriottici e retorici, i film di Eastwood contengono sempre uno spirito critico, persino beffardo, che li rende unici nel panorama (ristretto) del cinema conservatore.Qui ci vuole parecchio acume interpretativo per sollevare il primo velo, ovvero quella sensazione che Eastwood sia rintronato e abbia fatto un passo falso con una specie di docudrama sull’attentato terroristico del treno AmsterdamParigi, facendo interpretare i tre personaggi principali dai veri protagonisti dell’atto di coraggio che salvò decine di persone dalla follia omicida dell’assalitore.
Che Eastwood, però, sia ben più lucido di quel che vogliono far credere i detrattori, è confermato proprio da come racconta destino dei tre ragazzoni: americani qualsiasi, vagamente esaltati dalla guerra, incagliati in delusioni esistenziali e annegati in vari buchi nell’acqua professionali, figli di famiglie disunite, maltrattati da scuole religiose poco inclusive, infine giunti dopo uno sciocco tour vacanziero in Europa all’appuntamento col destino. L’eroismo contemporaneo, ci dice il pessimista Eastwood, è al confine tra stupidità e grazia, e si esercita sul proscenio di una civiltà contemporanea impazzita, dove la giusta causa è a sua volta evaporata e la memoria storica tramandata attraverso bufale ed errori.
È per questo che bisogna decidere nello spazio di un secondo se lanciarsi verso un terrorista armato o nascondersi sotto un sedile aspettando la probabile morte. Tutto qui? Sì, tutto qui. Se sei Clint Eastwood te lo puoi permettere.