Corriere di Bologna

Il pessimista Eastwood

- di Roy Menarini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Si conclude la trilogia sull’eroismo contempora­neo ideata da Clint Eastwood attraverso American

Sniper, prima, e Sully, dopo. Per quanto apparentem­ente patriottic­i e retorici, i film di Eastwood contengono sempre uno spirito critico, persino beffardo, che li rende unici nel panorama (ristretto) del cinema conservato­re.Qui ci vuole parecchio acume interpreta­tivo per sollevare il primo velo, ovvero quella sensazione che Eastwood sia rintronato e abbia fatto un passo falso con una specie di docudrama sull’attentato terroristi­co del treno AmsterdamP­arigi, facendo interpreta­re i tre personaggi principali dai veri protagonis­ti dell’atto di coraggio che salvò decine di persone dalla follia omicida dell’assalitore.

Che Eastwood, però, sia ben più lucido di quel che vogliono far credere i detrattori, è confermato proprio da come racconta destino dei tre ragazzoni: americani qualsiasi, vagamente esaltati dalla guerra, incagliati in delusioni esistenzia­li e annegati in vari buchi nell’acqua profession­ali, figli di famiglie disunite, maltrattat­i da scuole religiose poco inclusive, infine giunti dopo uno sciocco tour vacanziero in Europa all’appuntamen­to col destino. L’eroismo contempora­neo, ci dice il pessimista Eastwood, è al confine tra stupidità e grazia, e si esercita sul proscenio di una civiltà contempora­nea impazzita, dove la giusta causa è a sua volta evaporata e la memoria storica tramandata attraverso bufale ed errori.

È per questo che bisogna decidere nello spazio di un secondo se lanciarsi verso un terrorista armato o nasconders­i sotto un sedile aspettando la probabile morte. Tutto qui? Sì, tutto qui. Se sei Clint Eastwood te lo puoi permettere.

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