Quei dentisti per casi delicati
All’ospedale Bellaria dal 2006 il centro odontoiatrico della Chirurgia maxillo-facciale accoglie ogni anno 5.000 persone con disabilità mentale, fisica, oppure cardiopatie congenite, epilessia, Hiv, tumori
Esiste dal 2006, ma negli anni è diventato un’eccellenza tutta italiana. Il centro odontoiatrico dell’ospedale Bellaria, inserito all’interno della Chirurgia maxillo-facciale dell’Ausl, è una struttura unica nel Belpaese, diretta da Anna Maria Baietti: si articola in tre ambulatori protetti, dove operano professionisti di tutti settori. «Si tratta di una realtà pensata per offrire prestazioni di elevata complessità nella stessa sede, e spesso in una sola seduta grazie ad un team multidisciplinare che interviene nel modo meno invasivo e doloroso possibile», sottolinea Anna Maria Baietti, l’unica donna in Italia a guidare un’unità come quella di Chirurgia maxillo-facciale, che prima di entrare in servizio su Bologna, aveva realizzato un progetto simile, ma in scala minore, all’ospedale di Cesena. Ogni anno il centro accoglie 5.000 persone con disabilità mentale, fisica o con particolari vulnerabilità sanitarie, come cardiopatie congenite, epilessia, Hiv, sindrome di Down o pazienti on-
C’è un team che interviene nel modo meno invasivo possibile Ogni anno si fanno 300 operazioni e 12mila prestazioni ambulatoria li
cologici gravi. Di queste, sono oltre 500 gli utenti che arrivano qui da altre parti d’Italia, in una struttura senza barriere con accesso diretto da un piccolo parcheggio posizionato fuori dal centro.
Gli interventi spaziano da operazioni di chirurgia ricostruttiva attraverso innesti di biomateriali e ossei, alle terapie per il trattamento delle malformazioni cranio-facciali, sino alle più semplici attività di prevenzione delle patologie dentali e agli interventi di chirurgia parodontale alle gengive. Tutto avviene contemporaneamente e sotto lo stesso tetto. Sempre dentro al centro ogni anno vengono effettuati oltre 300 interventi in sala operatoria e 12 mila prestazioni tra day surgery e ambulatoriali. «Negli anni siamo cresciuti molto — continua Baietti — e questa realtà avrebbe bisogno di essere potenziata e allargata. La nostra idea è quella di riuscire ad ampliarci, di concentrare i trattamenti di primo livello nei poliambulatori dei distretti e al Maggiore, e di specializzarci qui solo su operazioni di secondo livello, grazie ad un valido team di professionisti abituati a lavorare da sempre con i disabili». E questo processo in parte sta già avvenendo: a partire dallo scorso dicembre anche alla Casa della Salute di Vergato e in quella di Porretta si può essere seguiti da professionisti di altro livello, sia in età pediatrica che adulta. Sono gli stessi chirurghi del Bellaria a spostarsi verso l’area montana, dove sono circa 700 le persone che per effettuare una visita ambulatoriale maxillofacciale sono costrette ad arrivare in città. «L’attivazione degli ambulatori — commenta Baietti — si inserisce nel piano di riorganizzazione dell’assistenza territoriale ed ospedaliera sull’Appennino bolognese, recentemente approvato dal Comitato di distretto. È un tipico esempio di integrazione tra il territorio e l’ospedale per una medicina di iniziativa che comporta la vicinanza ai luoghi più lontani e disagiati. Qui verranno svolte attività di prevenzione nei confronti delle patologie infiammatorie e mascellari, oltre che per le patologie neoplastiche o pre-neoplastiche che, se intercettate precocemente, consentono di essere trattate con interventi meno invasi». Ma da questa struttura, che lavora con diverse realtà del territorio, come Anffas, l’associazione famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, passano non solo chirurghi maxillo-facciali o plastici, ma anche gastroenterologi, pediatri, cardiologi, pneumologi, radiologi e oncologi. Collabora anche con l’istituto delle Scienze neurologiche, posizionato all’interno dell’ospedale, ma il centro odontoiatrico fa parte di un progetto più ampio chiamato Dama (Disabled advanced medical assistance): un’idea nata nel 2000 all’ospedale San Paolo di Milano che ha dato vita al primo modello di assistenza medica pensato sul disabile.