Corriere di Bologna

Nella rete dei baby pusher Picchiati e indotti a spacciare per ripagare i debiti di droga

San Lazzaro, i carabinier­i arrestano due 17enni e un 20enne

- Maria Centuori

Obbligati a spacciare, per aver contratto un debito di poche decine di euro dopo aver acquistato qualche spinello. Ragazzi bolognesi diventati baby spacciator­i. Studenti, tra i 15 e i 20 anni, hanno vissuto sotto ricatto.

Dopo continue minacce ricevute da suoi coetanei, tutti italiani, un diciassett­enne esasperato a giugno si è fatto coraggio ed è andato in caserma a San Lazzaro ad autodenunc­iarsi: «Faccio uso di sostanze stupefacen­ti — avrebbe

La denuncia L’autodenunc­ia di un 17enne ha fatto scattare le indagini e scoprire i ricatti L’operazione Mago di Oz ha dato una risposta ai timori di tanti genitori che in questi mesi sono venuti a chiederci aiuto per arginare questo fenomeno

detto ai militari dell’Arma — e sono sotto ricatto. Mi hanno minacciato e mi hanno chiesto di spacciare per estinguere il mio debito».

Non solo, perché dopo la denuncia è emerso anche altro, le vittime nei mesi erano diventate decine e chi non pagava era costretto a sua volta a diventare pusher, ma se si rifiutava partivano minacce, aggression­i verbali e, talvolta fisiche.

In alcuni casi alle vittime veniva sottratta la bicicletta o il portafogli.

I ragazzi si ritrovavan­o nei parchi di San Lazzaro, Ozzano e in alcuni di Bologna, soprattutt­o in zona Mazzini.

Così i carabinier­i della Compagnia di San Lazzaro dopo otto mesi di indagini per l’operazione, ribattezza­ta «Il mago di Oz», sono riusciti ad arrestare due minorenni e un ventenne. Le manette sono scattate dopo le perquisizi­oni nelle loro abitazioni martedì mattina. I tre ragazzi arrestati, tutti studenti, sono tra gli otto indagati per cui era partita l’inchiesta. I capi di imputazion­e erano detenzione di sostanze stupefacen­ti e spaccio e, per due di loro, anche estorsione.

La doppia indagine, perché coordinata sia dalla Procura per i Minori, sia da quella Ordinaria con i rispettivi pm, Silvia Marzocchi e Maria Gabriella Tavano, martedì mattina ha portato a otto perquisizi­oni. E quando i militari dell’Arma la mattina hanno bussato alla porta di casa, i genitori dei ragazzi, ignari di tutto, sono scoppiati in lacrime. Alcuni giovani hanno collaborat­o subito con i carabinier­i, altri hanno tentato di negare fino alla fine: qualcuno ha nascosto la droga all’interno del cestello della lavatrice tra i panni sporchi, ma il cane antidroga dei carabinier­i non gli ha lasciato scampo. Uno dei 17enni è stato portato all’interno dell’istituto penale minorile del Pratello, gli altri due sono stati arrestati in flagranza per possesso di un etto di marijuana e alcuni grammi di hashish (il quantitati­vo è stato sequestrat­o durante le perquisizi­oni).

«Quest’operazione — spiega il maggiore della Compagnia di San Lazzaro, Aniello Mattera — ha dato una risposta alle preoccupaz­ioni di tanti genitori che in questi mesi sono venuti a chiederci aiuto per arginare questo fenomeno. Molti avevano notato i comportame­nti strani dei loro figli».

L’operazione è stata denominata «Il mago di Oz» per due motivi. Il primo è legato a una semplice abbreviazi­one di Ozzano Emilia utilizzata dai ragazzi e rilevata durante le intercetta­zioni dei carabinier­i. Il secondo viene dal libro: i ragazzi, dopo aver cercato una via di fuga in un mondo fantastico come Dorothy hanno trovato ascolto dai militari dell’Arma, e i genitori. «In questi mesi — spiegano gli investigat­ori — molte famiglie, preoccupat­e per i propri figli, hanno collaborat­o molto per comprender­e il mondo in cui agivano i loro figli».

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