«Il mio amico Semplici viene dalla gavetta Donadoni fuoriclasse, anche in panchina»
Cresciuto nello stesso quartiere di Firenze del tecnico spallino, ha giocato in Nazionale con Roberto
Ambizioni e lavoro La Spal prova a giocare un bel calcio contando il livello del loro obiettivo I rossoblù sono più forti ma Leo può tentare il colpo per fare punti
Marco Baroni, via 2 giugno a Tavarnuzze, periferia sud di Firenze… «La mia via e di Leo. Ho già capito dove vuole arrivare».
Appunto. È la sua via e quella di Leonardo Semplici, allenatore della Spal.
«Leo è mio amico da sempre, siamo cresciuti a trenta metri di distanza l’uno dall’altro, sono amiche le famiglie, sono amici i figli. E anche nel calcio su per giù abbiamo fatto lo stesso percorso».
Il calcio che soprattutto l’anno passato vi ha messo contro, lei al Benevento e Semplici alla Spal. Entrambi autori di un’impresa.
«Siamo andati in A tutti e due, Tavarnuzze ha fatto i fuochi artificiali. È vero che uno avrebbe potuto fare la festa all’altro, ma il nostro legame non sarebbe mai cambiato. Le dico di più: sono sicuro che Leo ci sia rimasto male per il mio esonero a Benevento, come posso assicurarle che io sono felice per la sua vittoria a Crotone, anche perché…».
Anche perché gli ha consentito di salvare la panchina.
«Non so se era veramente a rischio, se lo fosse stato lo avrei trovato strano per quello che ha fatto e sta facendo Leo a Ferrara in questi anni. Qua tutti devono capire che siamo in serie A, dove è fondamentale saper gestire anche le sconfitte. E Semplici è molto bravo anche in questo senso».
Non è che parla anche per se stesso per quello che le è accaduto a Benevento?
«Questo è un discorso che vale per tutte quelle squadre e quegli allenatori che in serie A devono lottare per salvarsi». Qual è il più grande pregio
di Semplici come allenatore?
«È arrivato in serie A con i fatti e con i fatti ora non vuole perderla».
C’è chi, anche per le sue origini e il suo percorso, ha parlato di Semplici come un piccolo Sarri.
«Di sicuro è uno che come Maurizio Sarri ha fatto tanta gavetta». Come d’altra parte ha fatto anche lei.
«Sì, prima i Dilettanti, poi la C, poi ancora il settore giovanile. Che, mi creda, è stato importante sia per me che per Leo, avendoci completato».
Fino a che punto le sue idee di calcio assomigliano a quelle di Semplici?
«Sia io sia Leo abbiamo fatto giocare le nostre squadre sia a quattro sia a cinque in difesa, sempre sia io sia Leo facciamo un calcio propositivo, e non a caso anche in serie B il mio Benevento e la sua Spal partivano dal gioco. Poi è evidente che non devi mai dimenticare la realtà nella quale lavori».
E tra Baroni e Semplici da una parte e Donadoni dall’altra ci sono più differenze o analogie?
«No, no, non la seguo, Donadoni ha allenato la Nazionale, è un tecnico consolidato in serie A mentre io e Leo l’abbiamo appena agguantata. Di Donadoni posso dirle che ho giocato con lui nelle nazionali giovanili con Azeglio Vicini cittì, l’ho conosciuto da giocatore ed era un fuoriclasse».
Anche il Bologna ci ha messo del suo nel suo esonero, vincendo a Benevento.
«Spesso il destino di un allenatore passa attraverso gli episodi e quel giorno gli episodi ci condannarono. Vinse il Bologna ma se il Benevento avesse vinto o pareggiato nessuno avrebbe potuto dire niente».
Lei giocò con la maglia rossoblù dal 1991 al 1993. Cos’è il Bologna per lei dopo tanti anni?
«C’erano disordini societari, chiamiamoli così, diciamo che mi sono ritrovato in una squadra importante e in una città meravigliosa nei tempi sbagliati».
Ce la farà sabato Semplici a battere il Bologna? Sarebbero preziosi punti salvezza.
«I risultati sono la panacea di tutti i mali, il fatto che gli capiti una partita alla portata dopo Crotone è un’occasione importante che la Spal non deve sbagliare. Poi non si può nascondere che il Bologna ha dalla sua parte valori e serenità di classifica».
Cambiamo discorso: Riccardo Baroni farà più carriera del padre come calciatore?
«Gli ho consigliato io di andare a farsi una bella Lega Pro dopo la Fiorentina Primavera, giocando con la Lucchese potrà crescere tanto».