Shiyeon, la prima volta sul podio del Comunale
La bacchetta coreana dirigerà Kodály e Cajkovskij
Non è così frequente che sul podio dell’Orchestra del Teatro Comunale salga una donna. Legittima dunque è la curiosità per il debutto di Shiyeon Sung, direttrice sudcoreana al debutto in Italia. A quarant’anni Shiyeon Sung può vantare un forte sodalizio con le grandi orchestre statunitensi — è stata nominata assistente della Boston Symphony — e qualche prestigioso riconoscimento — il premio intestato al grande sir George Solti. Nella sala del Bibiena la direttrice d’orchestra si presenta stasera — ore 20.30 — con un programma in gran parte dedicato alla musica russa: l’ouverture dall’opera Russlan e Ljudmila dove Michail Glinka lascia presagire qualche debito con il melodramma italiano di Bellini e Rossini e la Quinta Sinfonia scritta tra mille ripensamenti e perplessità da Pëtr Il’ic Cajkovskij e destinata dopo la sua morte a diventare uno dei pezzi forti del repertorio sinfonico: «Non è dunque possibile rappresentare musicalmente il proprio Io — confidava il musicista russo — si può soltanto esprimere un momento interiore. E il nostro Io, trasferito in musica, non potrà esser nulla più che una idea fissa nel senso di Berlioz». E sulle idee fisse e i temi che tornano ciclicamente su se stessi è costruita la sua Quinta Sinfonia. Ma c’è anche una rarità di metà Novecento nel concerto di questa sera: la Sinfonia in Do di Zoltán Kodály, un compositore che incarna perfettamente, a parere di Bartok, lo spirito ungherese. È a Galánta che il piccolo Kodály trascorse l’infanzia, scoprendo la musica assieme ai giochi e alla natura di un Paese che sarebbe stato ceduto alla Cecoslovacchia nel 1920 ma che negli ultimi decenni del diciannovesimo secolo era ancora territorio dell’Ungheria. Il Paese d’origine è rievocato sul filo delle danze tradizionali che avevano colpito l’immaginazione del piccolo in mezzo a molte altre impressioni determinati per il musicista. Attraverso i cicli di danze e altre composizioni come Psalmus Hungaricus, Kodály riuscirà a rendere riconoscibile la musica ungherese alle orecchie degli ascoltatori delle altre nazioni. Coronamento di una vita è questa sinfonia ultimata da Kodály alla soglia degli ottant’anni, dedicata alla memoria di Arturo Toscanini ed eseguita per la volta in Italia nel 1962 nientemeno che da Bruno Maderna.