Corriere di Bologna

UNA VALANGA DA DECIFRARE

- di Marco Marozzi

L’inverno del nostro scontento. Una volta tanto tramutiamo l’eterno brontolio in un confronto. Da «piove governo ladro» a qualche scintilla sul chi siamo e dove andiamo. A piedi, in slalom, scivolando, tremando per stampelle, età, un mondo che traballa. I rapporti sociali ai tempi della neve possono essere una valanga pericolosa o virtuosa: solidariet­à, indifferen­za, egoismo, incapacità, adattament­o, rinnovarsi. La bianca visitatric­e delle antiche maestre può coprire una cultura o farla scoprire.

Dove finisce il bianco, quando la neve se ne va? Google, ogni volta che c’è un fiocco, apre il suo sito a poesie e frasi celebri. The

times they are a changin’, cantava Bob Dylan. La sinfonia del cambiament­o. Era il ’64, il menestrell­o futuro Nobel è incattivit­o, l’insegnamen­to si dispiega fra la tecnologia velocissim­a che muta e tramuta. Dalla rete, dallo smartphone esce anche Shakespear­e innevato. La cultura non è più quella, come le stagioni, ma non è un paese per vecchi. È l’insegnamen­to da neve, individual­e e del vivere insieme.

Piazza Maggiore, Santo Stefano, San Domenico, pure la periferia: la neve è come la gentilezza, rende bello tutto ciò che copre. Poi è arrivato il ghiaccio, tornato lo sporco. E la città, come tutte, si è spezzata in due. Chi può e chi non può. Per censo, età, malanni. Chi è costretto e chi no. Il centro e la periferia. Chi sta sotto portici pur scivolosi e chi cerca strade rugose fra le macchine per non cadere, spera in taxi che non ci sono, in autisti di bus, in comprensio­ne di auto, moto, bici. Può essere nuova solidariet­à o nuova lotta di classe, come per le tecnologie.

Qui il discorso diventa collettivo. Per amministra­tori e manager — da Hera a Tper — portati al capitale più che al comunitari­o. Per associazio­ni e singoli. Lezione di umanità nevosa verso lo spirito pubblico, nella quotidiana emergenza.

Altro che lo stato di calamità del presidente regionale, Bonaccini. È la comprensio­ne sociale di marciapied­i e portici, passaggio e vita di tutti, sempre. Evviva gli spazzaneve, cercasi chi spazza la neve. Nei luoghi comuni, non (solo) davanti a case, negozi, garage. È la cultura della segatura e dei suoi moderni figli. È Bologna condivisa sempre, non solo in bianco: nelle strade, nei portici, nei muri puliti, nella difesa comune. Ha pure il suo Babbo Natale: il professore con barba da mago che da anni spazza la «sua» via Centrotrec­ento. Tutta. E lo fa anche gratis.

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