Addio crisi, il Comunale canta vittoria
Torna l’attivo, Macciardi: «Obiettivo centomila spettatori e riprendiamo il Manzoni»
Bilancio preconsuntivo a più 200.000 euro, e il sovrintendente Fulvio Macciardi del Teatro Comunale proclama la sua rivoluzione, da qui al 2019. Gestione diretta del Manzoni per la «conquista» di nuovi spazi, più apertura su piazza Verdi e un nuovo obiettivo: 100.000 spettatori l’anno.
Il nuovo direttore musicale dopo Mariotti? «Forse un nome già noto».
Il Teatro Comunale non è più sinonimo di emergenza. Un segno più nel bilancio preconsuntivo (200 mila euro), notificato al cdi di ieri, e il sovrintendente del Teatro Comunale Fulvio Macciardi annuncia la sua rivoluzione da qui al 2019: gestione diretta dell’auditorium Manzoni a 10 anni dalla cessione del ramo d’azienda, più apertura su piazza Verdi, il ritorno della Filarmonica legata al teatro e un altro proposito: «Centomila spettatori in un anno», anche attraverso l’ampliamento della programmazione.
Sovrintendente, è finito l’allarme dei conti in rosso?
«Il nostro obiettivo era chiudere con 230.000 euro di attivo, diciamo che con 204 siamo già molto contenti».
Pochi mesi fa la notizia del pareggio. Ora cosa è successo?
«È tutto frutto del lavoro precedente e del fatto che abbiamo consolidato i contributi di Comune e Regione e un modo di controllare i conti: 15 anni fa il budget artistico, cioè quello inerente ai soli spettacoli, era di 8 milioni, oggi siamo a 4. Con il piano di risanamento dobbiamo portare al ministero rendicontazioni mensili: stiamo attenti». E gli introiti? «La gestione degli esuberi ha ridotto l’incidenza del costo del personale dal 74% al 62% e tutti sono stati ricollocati». Sono sempre risparmi... «Poi c’è stato il fondo straordinario dal ministero ex legge speciale 232 di più di un milione, che è diventato permanente perché premia la capacità di reperire risorse proprie; abbiamo aumentato i contributi dei privati fino a 1,5 milioni e il numero annuale degli spettatori è passato da 80 mila a 85 mila dal 2016 al 2017. Il mio intento è portarli a 100 mila». E come? «Intanto diversificheremo gli abbonamenti di lirica, sinfonica e danza. Non è detto che chi viene a vedere l’opera segua anche la danza. Dovremo anche programmare un più alto numero di titoli».
È vero che non punterà sui titoli contemporanei?
«Il grande repertorio è
quello che raccoglie più pubblico. La Bohème ha fatto tutto esaurito ogni sera. Sono titoli che vanno incrementati, sempre mantenendo la qualità, ma certo non rinunceremo alla sperimentazione e al contemporaneo».
Quando a fine anno il direttore musicale principale Mariotti terminerà l’incarico, con chi si consulterà per il cartellone?
«Con l’Orchestra e con un nutrito comparto artistico di primo piano che il teatro già possiede».
Ha già in mente un nome per il dopo Mariotti?
«No, ma non è escluso che sia un direttore già conosciuto, che possa anche partecipare alla vita culturale della città, uscire dal teatro, fare leva sul nome. Dobbiamo sempre più essere impresa. Ormai il Fus dallo Stato incide sul bilancio del 50 per cento e sarà sempre meno».
A fine agosto scade anche la convenzione con la Manzoni Factory per la gestione dell’auditorium...
«È un contratto di cessione del ramo di azienda. Ormai decennale. Non è rinnovabile. Dovremmo rifare un bando». E non lo farete? «Ora il Comunale, che è proprietario dell’auditorium, è nelle condizioni di gestirlo direttamente. Quello spazio è fondamentale per aumentare la programmazione e anche come sala per le prove. L’Orchestra finora si esercita nel foyer ma ora il foyer ci serve per altre cose. La Manzoni Factory è stata una gestione felice. Può tornare ad affittare la sala, se vuole. Così come fanno Musica Insieme e Bologna Festival. Tutti i nostri spazi saranno affittabili. Non solo per concerti, naturalmente».
Anche per questo vuole «liberare» il foyer del Comunale?
«Ci apriremo sempre di più in piazza Verdi. Penso a un bar sempre aperto, vogliamo ristrutturare il portico per cui stiamo cercando risorse, e parteciperemo alle iniziative che si organizzeranno in piazza Verdi, estate compresa».
E la Filarmonica di Bologna tornerà in convenzione con il Comunale?
«È una risorsa. Credo sia giusto ritorni con la massima trasparenza un soggetto legato al teatro, a maggior ragione quando gestiremo il Manzoni, che è la sua “casa”».
Cosa la differenzia dal suo predecessore Nicola Sani, silurato dal sindaco?
«Abbiamo condiviso molte idee. Io sono solo più pragmatico a perseguire l’idea del teatro come azienda».
Ci apriremo sempre di più a piazza Verdi con iniziative insieme ad altri soggetti Cerchiamo risorse per ristrutturare il portico