L’ex Democratico «perduto» che potrebbe riallacciare i fili
Credo che una svolta centrista sia un errore, è qualcosa di politicista, astratto, bisogna tornare a Bologna e alle sue grandi potenzialità
Anche lui si è concesso qualche timida polemica. Prima quando ha ricordato al suo competitor Pier Ferdinando Casini che «le radici non sono acqua», poi quando ha citato Lucio Dalla dicendo che non si può «togliere il rosso» dai muri di Bologna. Lo ha fatto quasi costretto dalla logica del collegio uninominale che mette uno contro l’altro i candidati, ma senza grosso trasporto. D’altra parte chi conosce Vasco Errani, per una vita presidente della Regione e poi commissario straordinario per il terremoto, sa che si presta a polemiche politiche, interviste e a un ruolo di front runner con lo stesso spirito con cui uno di solito si siede sulla poltrona del dentista.
Per cui una volta fatto il minimo indispensabile sul piano dello scontro con Casini si è concentrato in quello che sa fare meglio: una campagna a bassa intensità porta a porta, dentro e fuori da assemblee che durano il tempo necessario per esprimere concetti politici articolati, in mezzo alla gente. È stato pure in piazza Verdi a casa di Otello Ciavatti, da molti anni leader instancabile del comitato di cittadini che si batte contro degrado e insicurezza. Errani ha mantenuto un profilo basso anche nei confronti del suo ex partito, il Pd, e semmai si dovrà trovare qualcuno per riallacciare i rapporti dopo il 4 marzo lui è la persona giusta. Errani è stato il primo ad aderire alla manifestazione antifascista indetta da Anpi e Cgil, a cui partecipava anche il Pd. D’altra parte per uno con la sua storia la rottura dell’unità a sinistra deve essere tollerata solo come un evento eccezionale e contingente.