Quegli uomini maltrattanti e il nodo degli affidi condivisi
L’allarme della commissione sul femminicidio. Gli avvocati: il tema c’è
La Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e le violenze di genere ha suonato un primo campanello d’allarme: «Spesso i Tribunali civili dispongono l’affido condiviso dei figli minori anche in presenza di denunce o divieti di avvicinamento in sede penale nei confronti di mariti maltrattanti». Il problema, a Bologna come negli altri tribunali, è l’assenza di condivisione di atti tra civile e penale. «Le attività conoscitive — si legge nella relazione finale della Commissione —, hanno portato alla luce una tendenziale incomunicabilità tra i due diversi contesti. In particolare, è emerso con una certa evidenza che le determinazioni afferenti all’affido dei minori risultano molto spesso del tutto disancorate dagli elementi acquisiti in sede penale, persino in presenza di soluzioni cautelari a carico del soggetto ritenuto maltrattante-persecutore».
La conferma arriva dagli avvocati che si occupano della materia: «Mi è capitato a Bologna di ottenere provvedimenti di allontanamento nei confronti di padri violenti con le mogli, o in casi di violenza assistita da parte dei figli, e il giudice della separazione ha optato ugualmente per l’affido condiviso», osserva l’avvocatessa bolognese Valeria Mazzotta, specializzata in diritto di famiglia. «L’affidamento condiviso dei figli ad entrambi i genitori è stato introdotto in Italia per legge e salvaguarda il principio della bigenitorialità — spiega Katia Lanosa, vicepresidente dell’associazione matrimonialisti italiani —. Tuttavia il giudice può disporre l’affidamento dei figli ad uno solo dei genitori qualora ritenga con provvedimento motivato che l’affidamento all’altro sia contrario all’interesse del minore. Nella pratica, però, questo succede molto raramente e solo in casi veramente gravi. Per una separazione giudiziale qui a Bologna possono trascorrere dai 2 ai 4 anni e nella causa civile gli avvocati non possono produrre documenti in ogni fase. Se i casi di violenza e maltrattamenti si verificano dopo l’udienza, la verità è che se non si attivano gli avvocati non vi è una trasmissione automatica del fascicolo penale o del fascicolo del tribunale dei minori al tribunale civile e viceversa perché non vi è collegamento tra gli uffici. Quello che è successo a Latina lo abbiamo visto: tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente».
«È anche vero — prosegue Mazzotta — che c’è un largo uso strumentale delle denunce tra coniugi in via di separazione. C’è una certa superficialità da parte dei tribunali a disporre affidi condivisi senza vere istruttorie, ma stiamo attenti ad auspicare affidi esclusivi più frequenti». Il problema vero, come ha rilevato la Commissione parlamentare, è l’assenza di strumenti, e a volte di sensibilità, per distinguere ed intervenire nei casi in cui le denunce sono reali. In città su 3.220 reati di genere denunciati tra il 2013 e il 2016, 1.451 erano maltrattamenti in famiglia.
Lanosa L’affido esclusivo in questi casi è raro e poi non c’è collegamento tra uffici penali e civili Mazzotta I tribunali non fanno istruttorie ma c’è anche un uso strumentale delle denunce Il focus in Senato «Non c’è condivisione tra uffici, spesso sui figli si decide senza avere gli elementi del penale»