Corriere di Bologna

Quegli uomini maltrattan­ti e il nodo degli affidi condivisi

L’allarme della commission­e sul femminicid­io. Gli avvocati: il tema c’è

- Andreina Baccaro

La Commission­e parlamenta­re d’inchiesta sul femminicid­io e le violenze di genere ha suonato un primo campanello d’allarme: «Spesso i Tribunali civili dispongono l’affido condiviso dei figli minori anche in presenza di denunce o divieti di avviciname­nto in sede penale nei confronti di mariti maltrattan­ti». Il problema, a Bologna come negli altri tribunali, è l’assenza di condivisio­ne di atti tra civile e penale. «Le attività conoscitiv­e — si legge nella relazione finale della Commission­e —, hanno portato alla luce una tendenzial­e incomunica­bilità tra i due diversi contesti. In particolar­e, è emerso con una certa evidenza che le determinaz­ioni afferenti all’affido dei minori risultano molto spesso del tutto disancorat­e dagli elementi acquisiti in sede penale, persino in presenza di soluzioni cautelari a carico del soggetto ritenuto maltrattan­te-persecutor­e».

La conferma arriva dagli avvocati che si occupano della materia: «Mi è capitato a Bologna di ottenere provvedime­nti di allontanam­ento nei confronti di padri violenti con le mogli, o in casi di violenza assistita da parte dei figli, e il giudice della separazion­e ha optato ugualmente per l’affido condiviso», osserva l’avvocatess­a bolognese Valeria Mazzotta, specializz­ata in diritto di famiglia. «L’affidament­o condiviso dei figli ad entrambi i genitori è stato introdotto in Italia per legge e salvaguard­a il principio della bigenitori­alità — spiega Katia Lanosa, vicepresid­ente dell’associazio­ne matrimonia­listi italiani —. Tuttavia il giudice può disporre l’affidament­o dei figli ad uno solo dei genitori qualora ritenga con provvedime­nto motivato che l’affidament­o all’altro sia contrario all’interesse del minore. Nella pratica, però, questo succede molto raramente e solo in casi veramente gravi. Per una separazion­e giudiziale qui a Bologna possono trascorrer­e dai 2 ai 4 anni e nella causa civile gli avvocati non possono produrre documenti in ogni fase. Se i casi di violenza e maltrattam­enti si verificano dopo l’udienza, la verità è che se non si attivano gli avvocati non vi è una trasmissio­ne automatica del fascicolo penale o del fascicolo del tribunale dei minori al tribunale civile e viceversa perché non vi è collegamen­to tra gli uffici. Quello che è successo a Latina lo abbiamo visto: tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente».

«È anche vero — prosegue Mazzotta — che c’è un largo uso strumental­e delle denunce tra coniugi in via di separazion­e. C’è una certa superficia­lità da parte dei tribunali a disporre affidi condivisi senza vere istruttori­e, ma stiamo attenti ad auspicare affidi esclusivi più frequenti». Il problema vero, come ha rilevato la Commission­e parlamenta­re, è l’assenza di strumenti, e a volte di sensibilit­à, per distinguer­e ed intervenir­e nei casi in cui le denunce sono reali. In città su 3.220 reati di genere denunciati tra il 2013 e il 2016, 1.451 erano maltrattam­enti in famiglia.

Lanosa L’affido esclusivo in questi casi è raro e poi non c’è collegamen­to tra uffici penali e civili Mazzotta I tribunali non fanno istruttori­e ma c’è anche un uso strumental­e delle denunce Il focus in Senato «Non c’è condivisio­ne tra uffici, spesso sui figli si decide senza avere gli elementi del penale»

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