Il padre del tram di Vitali «Era ora, vent’anni persi»
Lo svizzero Hüsler firmò il progetto, poi naufragato, per Vitali: «Lo farei passare dalla T, il grande vantaggio è che va dove le auto non possono»
Il progetto del tram lui lo propose a Palazzo d’Accursio nel 1993. Venticinque anni dopo Willi Hüsler, che collaborò con l’ex sindaco Walter Vitali per ridisegnare la mobilità di Bologna, dal suo studio di Zurigo dice: «Si sono persi tempo e risorse, ma se il tram dopo tutti questi anni si fa, significa che era un’idea buona». Sul passaggio dal centro l’esperto svizzero, sostenitore anche dell’Sfm, non ha dubbi: «Per essere vincente, il tram passi dalla T».
Pedonalità e tram non sono in antitesi: a Zurigo il tram passa per la via principale dello shopping, simile, larga 22 metri con un flusso enorme di persone E funziona
Il disegno della città attraversata dal tram lui lo portò a Palazzo d’Accursio nel 1993. Venticinque anni fa. Lo chiamò l’allora sindaco Walter Vitali per realizzare il piano del trasporto pubblico e lui arrivò proponendo un sistema integrato Sfm-tram. Willi Hüsler, esperto di traffico urbano e consulente sulla mobilità in tutta Europa, venticinque anni dopo, quando ormai ha compiuto 73 anni, rispondendo dal suo studio di Zurigo, si fa una risata (amara), quando gli si dice che il progetto del tram, seppure con delle modifiche, è stato rispolverato e c’è già un piano che prevede quattro linee che si integreranno con il servizio ferroviario metropolitano.
A far scendere Vitali dal tram di Hüsler ci pensò l’allora sovrintendente ai Beni architettonici Elio Garzillo, che mise il suo veto al passaggio del tram in centro. Poi arrivò Giorgio Guazzaloca che sposò l’idea della metropolitana, anch’essa caduta in disgrazia. E infine arrivò Sergio Cofferati che trasferì i fondi del metrò al Civis, che dopo varie peripezie, anche giudiziarie, da sistema innovativo è diventato un filobus su gomma. Ora ecco uscire di nuovo dal cilindro, questa volta della giunta Merola, il tram.
Hüsler, venticinque anni dopo Bologna «riscopre» il tram.
«Sono passati più di vent’anni ed è stato perso tanto tempo, oltre che delle risorse. A questo punto, se si fosse realizzato il tram quando lo proposi io, saremmo già a un sistema collaudato da molti anni. La rete del nuovo progetto è più o meno quella su cui lavorammo noi». Il che un po’ la rammarica?
«In realtà mi dispiace che si siano persi tanti anni, ma per me in fondo c’è anche una certa soddisfazione nel vedere che le buone idee, quelle che arrivano da analisi profonde, prima o poi rinascono. Bologna non è l’unico caso di questo tipo che mi è capitato: dopo tanti anni, anche a Palermo sono andati a rispolverare il mio progetto che prevedeva
il passaggio del tram in città».
Perché già 25 anni fa ritenne il tram il mezzo migliore per attraversare Bologna?
«Bologna, per dimensioni e conformazione, è una città perfetta per basarsi sull’Sfm per le distanze più lunghe, da integrare con una rete tramviaria. Senza contare che alla fine è anche il sistema integrato più economico, di sicuro più economico della metropolitana sotterranea: con quattro linee di tram si spende come un solo asse di metropolitana. Nell’analisi costibenefici, quando all’epoca analizzammo la possibilità del metrò per Bologna, i conti non tornarono. E continuo ancora a ritenere il Servizio ferroviario metropolitano una grandissima opportunità su
cui investire».
Ma lei il tram lo farebbe passare da via Marconi o direttamente in centro storico?
«Non avrei alcun dubbio a farlo passare, come già pensai negli anni Novanta, dal centro e dall’asse Indipendenza-Rizzoli-Ugo Bassi. Il grandissimo vantaggio del tram è proprio quello di arrivare dove le macchine non arrivano, il suo passaggio dalla T sarebbe la carta vincente del progetto. Poi, certo, serve anche una certa flessibilità». In che senso?
«Se la rete viene progettata e realizzata come si deve, c’è sicuramente la possibilità, in certe occasioni particolari e per certe manifestazioni, di fare delle deviazioni dei tram. Basta creare dei bypass lungo le traiettorie principali».
E con la pedonalizzazione come la mettiamo?
«Pedonalizzazione e tram non sono in contraddizione, basta vedere cosa succede a Zurigo. Qui la via della stazione è la via dello shopping, c’è un flusso di persone enorme su una strada larga 22 metri, quindi simile a via Indipendenza: il tram viaggia comunque a passo d’uomo e non succedono mai incidenti. C’è chi va a fare le spese e poi utilizza il tram anche solo per una fermata per avvicinarsi ai punti d’interesse. Solo usato così il mezzo pubblico vince sul mezzo privato, la gente in questo modo non è incentivata a prendere l’auto, non deve più cercare parcheggio».
Questo progetto, va da sé, taglia fuori la maggior parte degli autobus. «I bus rimarrebbero su via
Marconi o su via Irnerio. Li si farebbe arrivare ai confini del centro, ma poi servirebbero principalmente la periferia o la provincia. Con il tram c’è un terzo dei mezzi circolanti, perché hanno una capienza molto più forte, quindi ne servono molti meno».
I tram del nuovo progetto bolognese sarebbero senza fili e con un’alimentazione dal basso. Cosa ne pensa?
«Esistono diverse soluzioni tecniche, so che si stanno sviluppando sistemi di questo tipo. Sarà più costoso della linea aerea che, però, nelle città in cui c’è non ha mai scandalizzato nessuno: non ho visto proteste per i fili del tram. Come si realizza è secondario, l’importante è realizzarlo, dopo tutti questi anni».