LA TENTAZIONE E IL PARADOSSO
Per comprendere il possibile significato, per la nostra città, dell’esito delle recenti elezioni politiche bisogna resistere a una tentazione, notare una coincidenza e muovere da un paradosso. La tentazione è di far dipendere il verdetto delle urne, quartiere per quartiere, dalla maggiore o minore presenza degli immigrati. È una tentazione forte, perché a sovrapporre le due cartografie, quella della composizione etnica degli abitanti della Grande Bologna e quella delle scelte elettorali di domenica scorsa, si registrerebbero non poche corrispondenze, se non coerenze, tra l’inedita prevalenza dei partiti antisistema e il maggior tasso di interetnicità percepita. È questa, con ogni probabilità, la ragione per cui Potere al Popolo, partito di sinistra ma di sistema, va meglio sui colli che a Borgo Panigale.
La coincidenza consiste nel fatto che si è tutti d’accordo nel mettere in rilievo la discontinuità come principale segnale scaturito dalla consultazione, una discontinuità che riguarda sia il modo d’esercizio del potere politico sia l’effettivo funzionamento del territorio. A quest’ultimo riguardo, e sul piano nazionale, lo stesso segretario Renzi, nella conferenza stampa in cui ha annunciato le proprie dimissioni, ha tenuto a distinguere tra «periferie geografiche» e «periferie della vita quotidiana»: le prime si desume continue, perché spazi astratti, le seconde di opposta e perciò frammentata ed eterogenea natura. E di frattura tra centro e periferia (a proposito di Bologna ma anche della nostra regione e del nostro Paese) hanno parlato i ricercatori dell’Istituto Cattaneo, per i quali la distinzione ormai non è più verticale tra élite e popolo, bensì orizzontale tra chi sta al centro e chi invece ne è lontano. Proprio qui però sta il punto. L’Emilia-Romagna è l’unica regione italiana che non ha mai obbedito, nel suo meccanismo, al modello centro unicoperiferia, che è poi quello dello Stato nazionale. Sarebbe un errore dimenticare proprio adesso tale prerogativa, cui corrisponde un’effettiva specificità policentrica, da preservare e mettere al lavoro oggi più che mai. Decise dal web, le recenti elezioni rimandano con prepotenza, di converso, alla materialità territoriale, alle sue concrete fattezze e storiche dinamiche. È il paradosso da cui ripartire, piuttosto che dal generico «tornare tra la gente», come adesso recitano gli autentici (ma spesso inconsapevoli) populisti. Numerosi anche nei partiti di sistema.