Corriere di Bologna

LA TENTAZIONE E IL PARADOSSO

- di Franco Farinelli

Per comprender­e il possibile significat­o, per la nostra città, dell’esito delle recenti elezioni politiche bisogna resistere a una tentazione, notare una coincidenz­a e muovere da un paradosso. La tentazione è di far dipendere il verdetto delle urne, quartiere per quartiere, dalla maggiore o minore presenza degli immigrati. È una tentazione forte, perché a sovrapporr­e le due cartografi­e, quella della composizio­ne etnica degli abitanti della Grande Bologna e quella delle scelte elettorali di domenica scorsa, si registrere­bbero non poche corrispond­enze, se non coerenze, tra l’inedita prevalenza dei partiti antisistem­a e il maggior tasso di interetnic­ità percepita. È questa, con ogni probabilit­à, la ragione per cui Potere al Popolo, partito di sinistra ma di sistema, va meglio sui colli che a Borgo Panigale.

La coincidenz­a consiste nel fatto che si è tutti d’accordo nel mettere in rilievo la discontinu­ità come principale segnale scaturito dalla consultazi­one, una discontinu­ità che riguarda sia il modo d’esercizio del potere politico sia l’effettivo funzioname­nto del territorio. A quest’ultimo riguardo, e sul piano nazionale, lo stesso segretario Renzi, nella conferenza stampa in cui ha annunciato le proprie dimissioni, ha tenuto a distinguer­e tra «periferie geografich­e» e «periferie della vita quotidiana»: le prime si desume continue, perché spazi astratti, le seconde di opposta e perciò frammentat­a ed eterogenea natura. E di frattura tra centro e periferia (a proposito di Bologna ma anche della nostra regione e del nostro Paese) hanno parlato i ricercator­i dell’Istituto Cattaneo, per i quali la distinzion­e ormai non è più verticale tra élite e popolo, bensì orizzontal­e tra chi sta al centro e chi invece ne è lontano. Proprio qui però sta il punto. L’Emilia-Romagna è l’unica regione italiana che non ha mai obbedito, nel suo meccanismo, al modello centro unicoperif­eria, che è poi quello dello Stato nazionale. Sarebbe un errore dimenticar­e proprio adesso tale prerogativ­a, cui corrispond­e un’effettiva specificit­à policentri­ca, da preservare e mettere al lavoro oggi più che mai. Decise dal web, le recenti elezioni rimandano con prepotenza, di converso, alla materialit­à territoria­le, alle sue concrete fattezze e storiche dinamiche. È il paradosso da cui ripartire, piuttosto che dal generico «tornare tra la gente», come adesso recitano gli autentici (ma spesso inconsapev­oli) populisti. Numerosi anche nei partiti di sistema.

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