Lo Stato sociale e Checov La strana coppia
Debutta sabato «Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso» della compagnia bolognese Kepler-452, con la partecipazione del cantante degli Stato Sociale
Kepler-452 è una stella distante migliaia di anni luce dal nostro sole. Kepler-452b è un suo pianeta, simile per molti aspetti alla Terra, avviato verso la fase finale. Kepler-452 è anche una compagnia teatrale che cerca di scrutare quale sarà il futuro — incerto — di chi oggi ha 20 o 30 anni. Per questo, l’ensemble bolognese guidato da Nicola Borghesi, Paola Aiello e Enrico Baraldi, si è inventata un Festival intitolato con quei numeri, 20.30. Per questo crea spettacoli dove l’improvvisazione diventa fondamentale e importantissimo è portare in scena pezzi di realtà, perché risaltino diversamente da come li vediamo nel fluire quotidiano, magari rivelando qualcosa di profondo che l’abitudine cela.
Sabato 17 debuttano nella sala piccola dell’Arena del Sole con un nuovo spettacolo, che si replicherà fino al 30
marzo (dal martedì al venerdì alle 21, sabato ore 20, domenica ore 16.30). Il titolo è un corto circuito tra un grande classico della letteratura teatrale del Novecento e una situazione che respira i venti dell’oggi: Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato
d’uso. Nel manifesto si vedono un signore e una signora avanti negli anni impellicciati alla russa, con lui che mostra un pappagallo. La scena non avrà per sfondo la campagna di ciliegi e pioppi dell’originale, con i pali del telegrafo in lontananza ad annunciare una modernità minacciosa che inabissa un vecchio mondo. Ci saranno i mobili di una casa, accatastati come durante un trasloco, con un panorama che rimanda alla periferia bolognese che va a finire nella campagna, forse dalle parti del Pilastro.
Nicola Borghesi ci spiega chi sono le due figure del manifesto, i protagonisti, al fianco dei quali troveremo lo stesso regista, Paola Aiello e Lodo Guenzi, il cantante degli Stato Sociale: «Noi lavoriamo con non professionisti. Lo abbiamo imparato da artisti di riferimento come i Rimini Protokoll (una compagnia che fa spettacoli con persone che vivono direttamente i fatti narrati, “ndr”). Ci siamo finora interrogati sulla rivoluzione e, partendo da Comizi d’amore di Pasolini, sull’amore oggi. Da un laboratorio con Martin Crimp siamo stati stimolati a riflettere sulla memoria e così è venuta l’idea di esplorare questo Cechov».
Il tema centrale del testo andato in scena nel 1904, poco prima della morte dell’autore, è la scomparsa di un luogo dell’anima, travolto dall’avanzare di un mondo principalmente interessato ai valori economici. Aggiunge il direttore di Ert, Claudio Longhi: «L’opera è una riflessione profonda sul nostro destino. Abbiamo scelto di produrre questo testo perché Kepler452 lavora con attori-mondo, ossia quelli che si definirebbero non professionisti, perché ci interrogano con la domanda impietosa sulla fine che sta facendo il nostro futuro e perché compito di un teatro nazionale è prestare attenzione alle giovani forze che si muovono sul territorio».
Continuano i Kepler-452: «Abbiamo girato a lungo Bologna cercando un “giardino dei ciliegi”. Siamo stati dagli sgomberati di Atlantide, da quelli della ex Telecom, ci siamo interrogati sui murales di Blu che lo stesso autore ha oscurato con pennellate di grigio per non farli finire in una mostra a pagamento. Poi abbiamo incontrato Giuliano e Annalisa».
Sposi. Di cognome Banchi. «Abitavano, felici, in una casa colonica concessa in comodato d’uso gratuito per 30 anni. Controllavano la popolazione dei piccioni cittadini, eliminando quelli in sovrappiù. Ma soprattutto ospitavano nel giardino di via Fantoni 47 animali abbandonati o esotici o pericolosi, babbuini, boa constrictor, tarantole varie. Si parla anche di un leopardo e si favoleggia di un lupo…».
Tutto quel mondo è finito letteralmente sulla strada. «Sono stati sfrattati in concomitanza con l’apertura del più grande parco agro-alimentare del mondo. Un contadino ha caricato tutti i mobili e li ha accatastati in una cella frigorifero spenta. Noi abbiamo chiesto loro di leggere pezzi del testo di Cechov, di raccontare la loro storia, di portare tutti i mobili, così “congelati” come sono… Erano reticenti. Poi gli abbiamo fatto indossare quelle pellicce da russi e qualcosa è scattata…».
Li troverete sul palco dell’Arena, a raccontare una storia in cui il progresso, la ragione illuminista, porta il buio, lacera l’identità. «In loro, e nelle parole di quel classico rivisitato, ci riconosciamo, vediamo qualcosa dei nostri coetanei stanchi, spenti, scoraggiati, che provano comunque a resistere a una realtà che continuamente presenta il conto».
Borghesi Noi lavoriamo con non professionis ti. Lo abbiamo imparato da artisti di riferimento come i Rimini Protokoll . Ci siamo finora interrogati sulla rivoluzione e, partendo da Comizi d’amore di Pasolini, sull’amore oggi. Da un laboratorio con Martin Crimp siamo stati stimolati a riflettere sulla memoria e così è venuta l’idea di esplorare questo Cechov.