Bologna, i 10.000 nuovi poveri
Palazzo d’Accursio: «Penalizzati soprattutto i giovani». Donne peggio degli uomini
Nel periodo 2007-2015 — il periodo che ha visto arrivare, poi ha vissuto e infine ha scavalcato la crisi economica — a Bologna sono spariti diecimila contribuenti. E non perché siano deceduti o espatriati. Perché si sono impoveriti al punto di precipitare nella no tax area.
Lo dice uno studio di Palazzo d’Accursio che ha appunto preso in esame le dichiarazioni dei redditi dei bolognesi in questi nove anni. Anni che, spiega il Comune, «hanno penalizzato in modo particolare i più giovani, aumentando la distanza tra contribuenti più ricchi e più poveri ed evidenziando il rischio di povertà assoluta e relativa in quote non trascurabili della popolazione». Il calo del reddito ha colpito più le donne degli uomini: 5.025 contro 4.662, per la precisione. E molti sono giovani.
Più in generale, mediamente i redditi dei bolognesi sono rimasti stabili, o addirittura aumentati, ma condizionati da diseguaglianze generazionali ed erosi dall’inflazione, che è cresciuta più della ricchezza dei bolognesi, nei fatti impoverendo anche chi non sta male.
Diecimila contribuenti in meno per effetto della crisi economica: «scivolati» sotto la no tax area in meno di 10 anni. Redditi stabili o addirittura in aumento, ma condizionati da diseguaglianze generazionali maggiori ed erosi dall’inflazione, cresciuta più della ricchezza dei bolognesi. È il quadro presentato da una ricerca dell’Ufficio statistiche del Comune sull’andamento delle dichiarazioni dei redditi sotto le Torri tra il 2007 e il 2015: il periodo che ha anticipato, visto esplodere e poi stabilizzato la crisi economica in Italia. Nove anni che hanno «penalizzato in modo particolare i più giovani, aumentando la distanza tra contribuenti più ricchi e più poveri ed evidenziando il rischio di povertà assoluta e relativa in quote non trascurabili della popolazione».
Uno studio finalizzato ad «accrescere l’efficacia e l’equità delle politiche di welfare e orientare la distribuzione degli interventi di sostegno economico e di riqualificazione urbana nelle diverse zone della città». Quasi 50 pagine aperte dalla constatazione della grave emorragia di contribuenti, passati dai 303.274 del 2007 ai 293.587 del 2015: 9.687 in meno. Un calo soprattutto femminile (5.025) rispetto agli uomini (4.662). L’approfondimento sulle età coinvolte dal fenomeno porta forti contrazioni tra i giovani fino ai 29 anni (4.687 contribuenti in meno) e nella fascia 30-44 anni (7.667 in meno), altro calo nella fascia 60-74 anni (7.500) e un aumento invece tra i 45-59enni (7.787) e tra gli over 75 (2.385 in più). «Coerentemente con l’evoluzione della popolazione, l’età media dei contribuenti è salita. Ma il forte calo delle persone in età fino a 44 anni — si legge nel report — non è spiegato solo dalla demografia. Il ruolo decisivo è stato giocato dalla crisi, che ha penalizzato in modo particolare i più giovani».
Passando ai redditi medi e mediani gli anni della crisi non hanno comportato tracolli, anzi. Il reddito medio dichiarato è passato da 23.895 a 24.955 euro, quello mediano da 17.806 a 19.557 euro. In generale è rimasta stabile la somma totale di reddito dichiarato ai fini Irpef: 7,25 miliardi di euro nel 2007 diventati 7,33 miliardi nel 2015, con un’Irpef pagata tendenzialmente identica durante tutto il periodo, ovvero 1,65 miliardi. A pesare c’è però l’inflazione, aumentata più dei redditi dichiarati, che ha portato un’erosione del potere d’acquisto del 7,2% in riferimento al reddito medio dichiarato, e una diminuzione dell’1,8% considerando il valore mediano. Il dossier analizza poi tre diverse tipologie di divario: età, sesso e nazionalità. Per quanto riguarda le generazioni emerge che le «uniche classi d’età che hanno retto il confronto con l’inflazione sono state quelle con più di 54 anni, soprattutto a causa delle precarietà occupazionale che ha interessato in larga parte i giovani». Per effetto di queste dinamiche, per esempio, la quota dei redditi posseduta dai contribuenti con meno di 45 anni è scesa dal 30,6% del 2007 al 25,7% del 2015. Sopra i 59 anni l’andamento è stato inverso, con un salto dal 38,9% al 42,8%.
Il divario di genere comporta un reddito medio per gli uomini di 30.000 euro e di 20.300 euro per le donne nel 2015: la differenza negli anni della crisi è diminuita, passando dal 56,5% in più in favore degli uomini al 47,7%. Per quanto riguarda italiani e stranieri (la quota dei contribuenti di altra nazionalità è salita dal 6,6% al 10,2%) rimangono grandi differenze: gli italiani hanno dichiarato mediamente 27.000 euro nel 2015 (erano 25.353 nel 2007), gli stranieri 12.400 euro (erano 12.052 nel 2007). Colli, Murri, Galvani, Irnerio, Malpighi e Marconi si confermano le zone più ricche. San Donato, Bolognina, Lame, Barca e Borgo Panigale le più povere.