Corone d’alloro per Giulio Regeni
Un fiocco giallo intrecciato all’alloro per chiedere la verità sulla fine di Regeni
Un nastro giallo con la scritta «Verità per Giulio Regeni» intrecciato alla corona d’allora nel giorno della laurea. Lo indosseranno, se vorranno, gli studenti dell’Alma Mater che si laureano in questa sessione: e saranno i primi in Italia a farlo grazie a un’iniziativa di Sinistra universitaria.
La laurea come occasione per chiedere giustizia per Giulio Regeni. Gli studenti dell’Alma Mater che si laureeranno nella prossima sessione (marzo - aprile) saranno infatti i primi in tutta Italia a poter intrecciare un fiocco giallo alla corona d’alloro con la scritta «Verità per Giulio Regeni». Un’iniziativa con la quale Sinistra universitaria, a due anni dalla scomparsa di Regeni, il ricercatore torturato e ucciso al Cairo nel 2016, vuole affermare di non aver abbandonato la ricerca della verità. «È necessario mantenere alta la risonanza mediatica per evitare che ogni sforzo fatto fino ad ora venga perduto — spiegano i giovani di Sinistra universitaria —. Prima che un cittadino italiano torturato in Egitto, Giulio è stato uno studente ricercatore che ha sperimentato sulla propria pelle le conseguenze della repressione della libertà di studio e di ricerca». L’idea dei nastri gialli arrivano dopo la decisione presa lo scorso 23 gennaio dal consiglio studentesco dell’Università di appendere lo striscione giallo con la richiesta di «Verità per Giulio Regeni» in piazza Verdi. Sempre allora, a pochi giorni dal secondo anniversario della morte, il senato accademico dell’Ateneo aveva inoltre istituito a nome del ricercatore di Cambridge una borsa di dottorato in scienze politiche e sociali, la sua disciplina di studio. I fiocchi di laurea saranno messi a disposizione degli studenti a partire da lunedì e distribuiti ad offerta libera presso la sede dell’associazione studentesca in via delle Belle Arti. «Il ricavato — spiega Fabiana Marraffa, presidente del Consiglio Studentesco — verrà devoluto a sostegno delle spese legali dei coniugi Regeni e di Amnesty International».