Addio a Hilbe, l’imprenditore del pullman di Prodi
Dalla Rhibo di Pianoro all’impegno per l’ex premier, a cui donò il mezzo per la campagna del ‘96
Addio al «signore inavvicinabile» di Romano Prodi. È morto Massimo Hilbe, imprenditore che Alberto Vacchi di Confindustria racconta come «attento alle imprese e alle persone». Se n’è andato nel sonno, ottantenne con una splendida massa di capelli bianchi, la faccia da caratterista americano come Marco, il padre di Vacchi, amici di famiglia in famiglia.
È stato importante con la Rhibo di Pianoro, componenti per auto ora in Piemonte, fondata nel 1936 da Ruggero, suo padre arrivato dal Belgio. È stato dirigente degli industriali, mai però presidente: fra i pochi a non amare Berlusconi nel ‘94. Sua madre ha creato una Fondazione per aiutare i bimbi africani. È stato fra gli inventori della Fondazione Aldini-Valeriani, mix di scuola e lavoro copiata nel mondo. Ha donato il pullman con cui Romano Prodi girò e conquistò l’Italia nel 1996: «Quelli là a Roma lo hanno fatto governare solo due anni e mezzo, con tutto il bene che stava facendo». Gli ha regalato anche l’autista, Umberto Bianchini, lo chiamava «principale» e lui e Prodi lo onorarono al funerale in una chiesetta di via Arno.
È una Bologna unica. Capace di essere presente sempre e di non farsi notare mai. Il fratello Marco se ne è andato da poco. Anna, la sorella, fu dolcissima e durissima corrispondente di Lotta Continua negli anni ‘70, il predecessore Enrico Petazzoni era scappato in Inghilterra come assurdo sospetto terrorista e poi laureato alla London School of Economics con Piero Sraffa, amico di Gramsci. Gli Hilbe sono rimandi, chi si occupa di Bologna deve studiare. Anna è Libri Liberi di via San Petronio Vecchio, bottega dove «regalano» libri a chi li vuol leggere, «non vogliamo fare gli illuministi, scusate», rideva Massimo. Anna è vedova di Doug Dowd, morto in settembre «in his home in Bologna» lo celebrò il New York Times: un mito del ‘68 nel mondo, da Berkeley alla Johns Hopkins, qui inosservato nonostante un libro della Clueb. Massimo Hilbe si offendeva davanti al suo portone di via Begatto se lo definivi uno dei pochi prodiani che non ha mai chiesto niente a Prodi. Rideva se lo raccontavi come imprenditore illuminato. «Non ho mica preso la scossa elettrica. Ognuno risponde per sé».