SOLLIMA IL DUO CON ANDALORO
Il violoncellista stasera chiude insieme al pianista la tredicesima edizione della rassegna «Musica Insieme Contemporanea» con un concerto dal titolo «Così classico, così rock. Da Debussy al ‘68. Itinerario intorno al Novecento»
Un maestro di corruzione. Nessun dubbio per il compositore Pierre Boulez nel definire un predecessore tanto celebre come Claude Debussy. A fianco di Cezanne e Mallarmé impegnati a far altrettanto nei domini della pittura e della poesia, Debussy avrebbe infranto i vecchi editti imperanti nella creazione. A lui spetta allora quel titolo di «corruttore di buoni costumi musicali». Chissà se il violoncellista Giovanni Sollima e il pianista Giuseppe Andaloro avranno pensato all’appellativo coniato da Boulez per il compositore francese di cui ricorre quest’anno il centenario della morte. Ci sarebbe da crederlo, a considerare il programma con cui stasera – ore 20.30 – all’Oratorio di San Filippo Neri si presenta questo insolito duo, invitato a concludere il ciclo organizzato da Musica Insieme dedicato alla musica contemporanea.
Insolito il duo non è tanto, perché nei fatti affianca un violoncello ad un pianoforte – il primo affidato ad un solista che è anche un compositore eclettico e immensamente curioso e il secondo nelle mani di un interprete che si è aggiudicato nientemeno che il Premio Busoni. Per una formazione tanto classica abbonderebbe quel genere di opere che, per dirla con Boulez, appartengono ai buoni costumi musicali.
Ma niente di tutto questo. Sollima e Andaloro hanno concepito un programma che da Debussy spazia alla musica in voga nel Sessantotto — altro anniversario in vista — e proponendo anche una novità assoluta scritta a quattro mani dai due interpreti. Dunque niente di rassicurante. Il concerto ha perfino un titolo:
Così classico, così rock e fa sfilare un’opera del padre del violoncellista, Eliodoro compositore anche lui — tante pagine tratte dal repertorio di band rock come gli Area o The Queen e altro ancora cavato dal catalogo di Giovanni Sollima che da sempre spazia tra le incursioni nel teatro e nel cinema. Il gioco di contaminazione (o corruzione) messo in atto da Sollima e Andaloro si può benissimo far rimontare a Debussy e alla Sonata per violoncello e pianoforte prescelta dai due interpreti. L’idea di un ciclo dove si avvicendassero vari strumenti aveva accompagnato negli ultimi anni di vita Debussy, il quale fu sfiorato dall’idea che la Sonata potesse avere addirittura un titolo: Pierrot faché avec la Lune (Pierrot arrabbiato con la luna). E per quell’arrabbiatura viene alla mente la musica scelta a stare accanto alla sonata di Debussy e che appartiene a quel lontano di rabbie, proteste e contestazioni.