Nuove diagnosi per demenze e Parkinson
È l’obiettivo di una ricerca finanziata dal ministero della Salute guidata da Vincenzo Donadio dell’Isnb. Reclutati 200 pazienti
” Capire se c’è un biomarcatore specifico aiuterebbe a mettere a punto una terapia mirata e di verificarne gli effetti
Insieme all’innalzamento dell’età si è evidenziato un incremento nelle diagnosi di demenza. Tra queste vi è un sottogruppo, afferente alla categoria delle sinucleinopatie vale a dire causate da accumuli di alfa-sinucleina nei neuroni - che include la malattia di Parkinson, nota per i tremori e le conseguenze sul movimento, e la demenza a corpi di Lewy, la più diffusa dopo il morbo di Alzheimer, e la demenza vascolare, caratterizzata da un impatto maggiore sul piano socio-assistenziale.
Le caratteristiche di queste patologie possono variare da persona a persona, e al momento la diagnosi viene effettuata quando i sintomi sono ormai bene evidenti. Vincenzo Donadio, medico neurologo e ricercatore dell’Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna, e i suoi collaboratori hanno messo a punto un progetto, finanziato con 430 mila euro da un bando del ministero della Salute, per ricercare un marcatore a livello biologico utile ai fini diagnostici, specificamente attraverso una biopsia cutanea.
«L’approccio alla biopsia della pelle non è legato all’aspetto del tessuto, bensì allo studio dell’innervazione», spiega Donadio, rimarcando i risultati di ricerche pregresse che ne hanno evidenziato l’utilità per la diagnosi di queste malattie in uno stato avanzato. «In passato — aggiunge — abbiamo già analizzato casi con demenza a corpi di Lewy e un malattia di Parkinson ma in una fase più avanzata e definita, quello che manca in questa fase di ricerca è capire quanto sia precoce l’espressione del marcatore nella cute». Allo scopo di perseguire questo obiettivo verranno inclusi nel campione di studio 200 persone con sintomi tipici nelle fasi di esordio ed effettuata, insieme agli esami diagnostici di routine, la biopsia cutanea per differenziare il campione grazie a follow-up periodici e stabilire quanto sia precoce l’espressione del marcatore della cute in queste sinucleinopatie. Le indagini successive sono focalizzate quindi sulle persone che hanno manifestato i sintomi in maniera più estesa e hanno ricevuto una diagnosi di malattia di Parkinson o demenza a corpi di Lewy.
Nonostante la probabilità di trovare la proteina anomala sia maggiore nelle aree cutanee vicine alla colonna vertebrale, il protocollo sperimentale di Donadio prevede anche l’analisi di una superficie più vasta, in quanto parte della sintomatologia coinvolge il controllo dei movimenti e della marcia.
Lo studio verrà coordinato dal gruppo di ricercatori bolognesi e prevedrà collaborazioni, soprattutto nella fase di reclutamento del campione, con il gruppo dell’Istituto Neurologico Mediterraneo di Pozzilli e il Centro Parkinson Gaetano Pini di Milano.
I risultati apriranno la strada a ricerche future: «In un’epoca in cui si sta cercando di arrivare a un approccio terapeutico specifico — conclude Donadio —, la possibilità di capire se c’è un biomarcatore specifico aiuterebbe a strutturare una terapia mirata e di verificarne gli effetti».