Corriere di Bologna

IL MODELLO EMILIA CHE SA ATTRARRE

I maggiorent­i del partito firmano una tregua a tempo su Critelli, Mumolo ne chiede le dimissioni

- di Marina Amaduzzi

Di scuro la sanità dell’Emilia-Romagna piace. La regione è infatti al primo posto in Italia per numero di pazienti che arrivano da fuori. È solo uno dei suoi primati.

Se è un attacco politico concertato che prelude ad altre operazioni o se è solo un reale preoccupaz­ione per le esigenze dei cittadini e degli operatori del settore o qualcosa a metà tra le due cose lo dirà il tempo. Quel che è certo è che alla Direzione provincial­e di lunedì scorso molti dirigenti Pd hanno fatto critiche alla Regione e in particolar­e al cuore dell’attività legislativ­a regionale, la sanità e questo è un fatto politico senza precedenti da queste parti. Aveva cominciato nei giorni scorsi l’ex parlamenta­re Donata Lenzi a ricordare che il mondo della sanità che tradiziona­lmente votava per i dem aveva voltato alle spalle al partito. Alla Direzione di lunedì sera invece ha aperto le danze il segretario del Pd di Bologna, Francesco Critelli che l’ha presa molto alla lontana parlando della necessità di una «ripartenza regionale e nazionale del nostro partito» e ha proseguito il sindaco Virginio Merola dicendo che in Regione e non solo «il buon governo non basta più». Ma toni critici nei confronti della sanità emiliano-romagnola sono stati avvertiti in molti interventi di dirigenti di prima fila come Marco Lombardo, Andrea De Maria, Gianluca Benamati mentre il neoparlame­ntare Luca Rizzo Nervo ha ricordato che bisogna concentrar­si da subito sulla sfida delle regionali perché «non c’è più niente di scontato». Più che riportare gli stralci dei singoli discorsi è utile comprender­e il ragionamen­to complessiv­o riassunto per tutti da un dirigente del Pd: «Il punto è che andando a fare la campagna elettorale ci siamo accorti di come soprattutt­o per la sanità il buon governo e le decisioni calate dall’alto non bastano più: bisogna fare uno sforzo maggiore per spiegare le decisioni perché si è persa la fiducia degli operatori sanitari e dei cittadini che usufruisco­no dei servizi». Il punto è proprio questo: nessuno pensa che la sanità regionale sia in cattive mani ma c’è qualcosa che non funziona più nell’equilibrio tra la gestione dei costi e i servizi che vengono erogati. «Ci sarà un motivo se i medici non ci hanno votato?» ragiona ad alta voce un altro dirigente. Naturalmen­te l’attacco alla Regione e al fronte della sanità è l’aspetto di maggiore novità e destabiliz­zante che è emerso dalla Direzione del partito di lunedì sera ma restano sul tavolo tutti gli altri temi politici di questa drammatica fase post voto. Primo tra tutti il doppio ruolo di Critelli che resterà segretario e deputato: di fatto i maggiorent­i del partito hanno siglato una tregua per almeno un anno fino alla tornata elettorale della prossima primavera quando ci saranno le elezioni europee e quando si voterà alle amministra­tive in 38 comuni della provincia. Però i problemi non mancano: lunedì sera in Direzione il consiglier­e regionale Pd, Antonio Mumolo, ha preteso che venga rispettato lo statuto e dunque ha chiesto le dimissioni di Critelli. E ieri anche Marco Lombardo ha chiarito che la strada è ancora in salita: «Credo che il tema del doppio ruolo ci sia, avevo detto prima delle elezioni che non era da affrontare prima del voto ma che dal 4 marzo in poi lo si sarebbe dovuto fare. Adesso è arrivato il momento di farlo ma non c’è fretta. Mi risulta che tutti i congressi siano congelati, quindi non avrebbe senso chiedere le dimissioni e poi ottenere un loro congelamen­to». Per il segretario è il momento «di costruire una vera collegiali­tà della nostra federazion­e». Come farlo sarà il tema delle prossime settimane.

Le critiche Molti dirigenti di prima fila hanno sollevato il tema dei consensi persi in un settore dove il partito era tradiziona­lmente molto forte

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