Corriere di Bologna

Immigrati, la maggioranz­a è cristiana Ortodossi alla conquista della via Emilia

La mappatura promossa dalla Regione sulle religioni monoteiste: musulmani al secondo posto

- Marina Amaduzzi marina.amaduzzi@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA BO

Non è vero, come spesso si sente dire, che tutti gli immigrati sono musulmani: la maggioranz­a in Italia, e anche in Emilia-Romagna, è formata da cristiani, soprattutt­o ortodossi. E non è vero neppure che siamo di fronte a un’invasione di islamici: anzi, in Emilia-Romagna sono addirittur­a calati tra il 2016 e il 2017. I dati emergono dalla ricerca «I monoteismi in Emilia-Romagna», la prima mappatura dei luoghi di culto e delle comunità religiose monoteiste non cattoliche (ebraismo, cristianes­imo ortodosso e islam) promossa dall’Assemblea legislativ­a dell’Emilia-Romagna e realizzata dall’Osservator­io sul pluralismo religioso di Bologna in collaboraz­ione con il dipartimen­to di Storia, culture, civiltà dell’Alma Mater e il Gris, Gruppo di ricerca e informazio­ne socio-religiosa. «I dati raccolti in questo volume — assicura la presidente dell’Assemblea, Simonetta Saliera — vogliono essere il nostro contributo a una discussion­e seria, non rituale e non falsata da luoghi comuni, per rendere più sicura, serena, accoglient­e e civile la nostra società».

«L’Emilia-Romagna — spiega Giuseppe Ferrari, presidente dell’Osservator­io — negli ultimi due decenni ha cambiato pelle presentand­osi come un crogiuolo di religioni. Ma i nuovi fedeli non sono il monolite islamico che si poteva pensare». Secondo i dati del centro studi Idos 2017 il 47,5% dei cittadini stranieri è a vario titolo cristiano (253.000 persone, di cui 158.000 cristiano ortodossi, 95.000 cristiani cattolici), mentre solo il 38,9% è musulmano (182.000 persone). Rispetto ai dati Idos 2016 (più completi e illustrati nel grafico, ndr) i cristiani sono leggerment­e aumentati, mentre sono calati di oltre 28.000 unità gli islamici. «Non ci sono monoliti neppure tra gli ortodossi», fa notare Pino Lucà Trombetta, responsabi­le scientific­o dell’Osservator­io. Nella ricerca si segnalano infatti 65 realtà in regione, di cui 41 comunità aventi chiese stabili, suddivise fra i diversi patriarcat­i e chiese di appartenen­za. La comunità ortodossa è quella che, a seguito dell’immigrazio­ne (soprattutt­o femminile) dall’Est, ha conosciuto la maggior crescita negli ultimi 20 anni. La giovane diocesi ortodossa romena, in particolar­e, ha una significat­iva presenza sul territorio con ben 25 luoghi di preghiera, a differenza di patriarcat­i come quello di Mosca (13) o di Costantino­poli (7) che possono vantare una presenza sul territorio più contenuta, ma in molti casi più stabile e di lunga durata.

La ricerca indaga anche la presenza ebraica, modesta numericame­nte anche se storicamen­te e culturalme­nte molto radicata. Lungo la via Emilia sono attive quattro comunità ebraiche (Bologna, Ferrara, Modena e Parma) mentre sono 37 gli altri luoghi che parlano della storia e della vita ebraica in regione. «Ci sono sinagoghe attive e sinagoghe storiche che sono diventate museo, come a Soragna, o galleria d’arte, come a Reggio Emilia», racconta Elisa Farinacci, dottoranda in Storia e antropolog­ia all’Università di Bologna. La ricerca approfondi­sce anche il tema del cibo e della certificaz­ione kasher.

” Saliera Questo studio è il nostro contributo a una discussion­e non falsata da luoghi comuni, per rendere più serena e civile la nostra società

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