Le ultime fasi della vita del giudice Falcone
Giovanni Bianconi presenta oggi il suo «L’assedio»
Nella «Giornata della memoria contro la mafia» Giovanni Bianconi, inviato del Corriere della Sera, arriva a Bologna per presentare il suo libro L’assedio (Einaudi) che ricostruisce, a quasi 26 anni dalla strage di Capaci, l’ultima fase della vita del giudice Giovanni Falcone.
Il volume verrà presentato oggi alle 18,30 alla libreria Ambasciatori di via Orefici dallo stesso autore a colloquio con Antonio Monachetti, Stefania Pellegrini ed Enrico Quarello. Dopo vari libri dedicati agli anni di piombo come Il brigatista e l’operaio, il giornalista romano ha affrontato un altro dei periodi più bui e oscuri della nostra storia recente. Con un’indagine che rivela la condizione di accerchiamento in cui si ritrovò il giudice palermitano, stretto tra mafiosi, avversari interni al mondo della magistratura e una classe politica sorda. E al contempo individua coloro che, nascosti dietro il paravento del «rispetto delle regole», lo contrastarono nel suo progetto chiave della Superprocura Antimafia, tentarono di delegittimarlo e alla fine lo resero un bersaglio per i corleonesi di Totò Riina.
Come ricorda la sentenza della Cassazione del 2004, «non vi è dubbio che Giovanni Falcone fu sottoposto a un infame linciaggio, prolungato nel tempo, proveniente da più parti, gravemente oltraggioso nei termini, nei modi e nelle forme, diretto a stroncare per sempre, con vili e spregevoli accuse, la reputazione e il decoro professionale del valoroso magistrato».
Su quel pezzo di tragica storia italiana, secondo Bianconi, le zone poco chiare restano troppe e ci sono ancora molte informazioni di cui non siamo a conoscenza. Eppure Falcone, che trova il muro di sbarramento di un’opposizione trasversale, da destra a sinistra, secondo Bianconi, «è anche un magistrato ingombrante, che prende la parola, scrive sui giornali, dice a voce alta quello che pensa, sostenendo una verità scomoda come quella della necessità di riformare in modo drastico le modalità operative delle Procure per cercare di sconfiggere le mafie. Certo, lui si espone anche perché teme per la sua vita, usando la visibilità come strumento di difesa ma tutto ciò crea mille invidie».