Corriere di Bologna

Palazzo blindato, metal detector e controlli all’ingresso

- A. B. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Già molto prima delle 9 il Tribunale di via Farini inizia ad essere gremito di gente, avvocati, telecamere e giornalist­i, ma soprattutt­o polizia e carabinier­i, blindati e camionette. Perché quello che si è aperto ieri, oltre ad essere un processo storico, sarà un processo blindato,seppure con un solo imputato.

Chiunque sia entrato nell’aula 11 della Corte d’Assise a secondo piano è stato sottoposto a un doppio controllo: borse e metal detector all’ingresso del Tribunale e scanner all’ingresso dell’aula. Gli agenti della Digos hanno presidiato per tutta la mattinata corridoi e ingressi del Tribunale.

L’aula della Corte d’Assise non basta a contenere neanche giornalist­i e parti civili, che ieri non erano nemmeno al completo: evidenza drammatica dell’inadeguate­zza di palazzo Pizzardi ad ospitare il Tribunale. Cosa che il presidente Francesco Maria Caruso sottolinea da tempo e che ieri non ha tralasciat­o di notare amareggiat­o. Più volte il magistrato ha fatto capolino in aula: la preoccupaz­ione per le condizioni precarie si tastava con mano.

Le misure di sicurezza, già ingenti, saranno intensific­ate ancora di più quando, nelle prossime udienze, sul banco dei testimoni compariran­no Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, i Nar già condannati all’ergastolo per la strage, nonché l’imputato Gilberto Cavallini, oggi 65enne, all’ergastolo per banda armata e per una serie di omicidi politici, ma in regime di semilibert­à.

Senza dimenticar­e che sul banco dei testimoni gli avvocati di parte civile chiedono che sia sentito anche il leder di Forza Nuova Roberto Fiore, per la sua vicinanza ai Nar come leader di Terza Posizione. Ma Fiore è uno dei teste che i pm ritengono superfluo sentire. Alla prossima udienza, il 4 aprile, si conoscerà la decisione della Corte d’Assise su testi e prova da ammettere.

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