Zuppi al Tpo? Lepore: «Ci sarò» Vecchi: è fatto così, parla con tutti
Monsignor Vecchi: «Va a evangelizzare». E in platea ci sarà anche Lepore: «Lì si fa inclusione»
«Qualcuno resterà stupito di questo invito», aveva detto Domenico Mucignat, tra i fondatori del Tpo, nell’annunciare la serata organizzata il 16 aprile dal centro sociale con l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi. Probabile, di sicuro lo stupore non pervade il mondo cattolico. Nell’era di papa Francesco, di cui Zuppi presenterà in via Casarini il libro Terra, casa, lavoro, non c’è meraviglia ma approvazione di fronte a un prelato che sceglie di andare a parlare di persona con i giovani di un centro sociale.
«Anche il cardinale Carlo Maria Martini ha fatto un gesto simile, quando ha incontrato i ragazzi del Leoncavallo a Milano», ricorda il teologo Vito Mancuso. «E dico di più, se domani venisse fuori la notizia che papa Bergoglio incontra un centro sociale, nessuno si stupirebbe». Perché in fin dei conti la presenza di Zuppi al Tpo altro non è che «un’opera di evangelizzazione», sostiene monsignor Ernesto Vecchi. Certo, «io non so se ci sarei andato — ammette il vescovo ausiliare emerito — ma ai miei tempi era diverso, anche se una volta ho partecipato a una Festa dell’Unità, perché come diceva sempre l’arcivescovo Biffi, se ti invitano per lasciarti dire quello che hai nel cuore, allora vai». Sono cambiati i tempi ed è cambiato quello che Vecchi chiama «lo stile» della Chiesa Cattolica: «Prima più attenta al suo interno, ora più propensa ad uscire». Uno stile che l’arcivescovo ha fatto conoscere ai bolognesi sin dal suo arrivo in città. «Lui è fatto così, è sempre in giro, non appoggia questo o quest’altro, ma parla con chiunque», rivendica Vecchi. «E poi — aggiunge — è stato Gesù a insegnarci a predicare ovunque il vangelo».
E ovunque può voler dire anche in un centro sociale, «che a differenza di un partito non cercherebbe di “monetizzare” la sua presenza», spiega Alberto Melloni. Dopotutto, ricorda lo storico del Cristianesimo, «la comunità di Sant’Egidio dalla quale proviene Zuppi quando nacque non aveva ministri o professori universitari e veniva vista come un “centro sociale della Chiesa”». Chi non sarà contento di questo inedito incontro è quel mondo cattolico, per nulla minoritario, che non guarda di buon occhio i centri sociali. Un sentimento prevedibile, che magari non verrà esternato per rispetto delle scelte di Zuppi. «Ma un vescovo è il padre di tutti i suoi figli, con ognuno di loro deve essere disponibile, e quindi può capitare di scontentarne altri», afferma Melloni.
A parlare di movimenti popolari e dei discorsi di papa Bergoglio, riuniti nel volume Terra, casa, lavoro, non ci sarà solo Zuppi. Sul palco del Tpo a dialogare con l’arcivescovo di Bologna sarà presente anche la scrittrice e giornalista Luciana Castellina. E tra il pubblico, in prima fila ad ascoltare «insieme alla mia famiglia», anche l’assessore alla Cultura Matteo Lepore. Che dopo il rinnovo della convenzione con il Tpo coglie l’occasione per lodare il centro sociale di via Casarini: «Un luogo dove si opera per la cultura, l’inclusione sociale e il mutualismo».
” L’assessore Quello è un luogo dove si opera per la cultura e il mutualismo