Pozzecco show: regaliamoci il derby
La seconda vita con la Effe, da coach. Recalcati: «Per lui sabato torno al PalaDozza»
La seconda vita di Gianmarco Pozzecco in Fortitudo ricomincia dal PalaDozza con un allenamento tra vecchie conoscenze e lacrime davanti a microfoni e taccuini: «Non so perché vengo alla Fortitudo, come non so perché amo la mia compagna: sono cose che non puoi spiegare». Pozzecco ha raccontato di aver sentito telefonicamente Boniciolli e di voler proseguire nel lavoro da lui intrapreso per riportare la Effe in A1.
L’arrivo al Marconi in mattinata, la firma del contratto, un veloce pranzo e poi in palestra. Anzi, al PalaDozza. La seconda vita di Gianmarco Pozzecco in Fortitudo comincia così. Il primo allenamento con la squadra genera qualche sorriso, perché è inevitabile conoscendo il personaggio e vedendosi di fronte amici che sono stati suoi compagni di squadra, come Stefano Mancinelli e Robert Fultz.
Le emozioni prendono poi il sopravvento durante la presentazione alla stampa, tanto da doversi fermare momentaneamente per respingere le lacrime. «Ho rifiutato almeno dieci squadre, fra A1 e A2. Dopo la chiamata di Boniciolli lunedì, però, ho iniziato a pensare quale fosse la cosa giusta e ne ho parlato alla mia fidanzata e futura moglie dicendo che avrei potuto lasciare Formentera. Lei ha capito subito che sarei andato e mi ha chiesto: “Mi ami?”. “Sì”, le ho risposto. “Perché?”, mi ha detto. In quei 10 minuti non ho avuto risposte. Perché la amo? Non lo so. Perché vengo alla Fortitudo? Non lo so. Sono cose che non puoi giustificare», e giù lacrime.
Da un triestino all’altro, anche se Pozzecco è nato a Gorizia per poi crescere a Trieste, il primo pensiero era stato per Boniciolli: «Mi ha chiamato lunedì all’ora di pranzo pronosticando quello che è successo in modo affettuoso e premuroso. Poi mi ha richiamato il giorno successivo per farmi i complimenti. Come spesso accade nella mia vita ho fatto la prima stupidaggine: avrei dovuto chiamarlo io per primo».
È la chiusura di un cerchio e una storia simile a quella di Boniciolli, che venne esonerato nel 2002 dopo un derby vinto (grazie alle giocate Pozzecco) per poi tornare in Fortitudo 13 anni dopo. Poz aveva dovuto lasciare la Fortitudo nel 2005, poco prima dello scudetto e ora ci torna, 13 anni dopo. Nel vortice di emozioni c’è spazio anche per un lapsus: «Boniciolli mi ha regalato il suo bagaglio di esperienza e si è messo a disposizione per ogni mia domanda. Lo ha fatto per il bene della società e gli va riconosciuto quello che ha fatto per riportare in alto la Vir...».
Risate inevitabili, prima di proseguire. «Dovrò continuare il suo percorso, cercando di riportare la Fortitudo a giocare il derby. Visto che purtroppo la Virtus non retrocederà, l’altra opportunità è quella di salire. Non sarà facile, ma stavolta arriverò fino in fondo visto che l’ultima volta ho preso una pedata nel sedere dal mio amico Repesa qualche mese prima dello scudetto». Il contratto è per il finale di questa stagione e per la prossima. La Virtus è invece una sliding door che Pozzecco ama spesso ricordare: «Al mio ritorno da Mosca, dove giocai dopo l’addio alla Fortitudo, passai un pomeriggio con Claudio Sabatini. Mi offrì un contratto e un’opportunità cestistica notevole, alla fine lo salutai stringendogli la mano dopo aver raggiunto un accordo. Il giorno dopo ricevetti un messaggio da uno sconosciuto: “Non ti ci vedo con la maglia della Virtus”. Mi resi conto della stupidata che stavo per fare. Uno sportivo, che intenda lo sport come me, non può fare una scelta del genere. Avevo scelto di diventare fortitudino, non potevo andare alla Virtus. Oggi sono alla Fortitudo per quella scelta. Nel mondo dello sport, e non solo, la coerenza alla lunga spesso paga».