Arrivedorci
Tutto cominciò una quindicina di anni fa, quando scrivevo su «l’Unità», amandola molto, prima di una delle periodiche chiusure. Armando Nanni era il capocronista del «Resto del Carlino». Vergò una cosa sulla Street Rave Parade che sembrava molto di Destra.
Einvece era clamorosamente di Sinistra. Gli resi onore, non senza stupore, nella mia rubrichetta. Poi ricominciai a prendermela con Guazzaloca come sempre. Prima di continuare con Cofferati. E Merola. Senza volergliene mai, realmente. La satira non odia i propri bersagli. Specie se in fondo sono brave persone.
Quando il Corrierone aprì sotto le Due Torri, qualcuno mi segnalò ad Armando. Che, forse memore di quell’antica corrispondenza, mi imbarcò sulla costola turrita. La rubrichetta che forse conoscete, intanto. Ma anche, in seguito, una periodica pagina bianca su cui scrivere quel che volevo, su chi volevo. Non so, forse sono un tizio fortunato, ma sulla mia strada ho (quasi) sempre trovato persone che mi lasciavano assoluta libertà. Come Enrico Franco, l’attuale direttore. Che ringrazio per primo, in quello che è un pezzetto di saluto. A ruota vengono tutti i colleghi — ma prima ancora le colleghe — che hanno sacrificato gli affetti attendendo fino a tarda sera la Figurina di giornata, per motivi sempre diversi ma (giuro) tutti veri: il tasto «invio» non premuto, la figlia con la caviglia slogata, la semplice dimenticanza, e anche, talvolta, la difficoltà di reperire l’ennesima battuta sul Passante, su Piazza Verdi, sulla Priolo. Non che il mio giudizio conti, ma è una squadra di prim’ordine. E non è un caso se la Casa Madre ogni tanto scippa qualche talento a chi confeziona ogni giorno un prodotto così ricco e, se la parola non disturba, onesto.
Per una fortunata coincidenza, ho l’occasione di aggiungere al mio già eccessivo carico di lavoro — manca solo lo sgombero cantine e solai, ma ci arriverò — una piccola sfida personale. L’ultima volta che ho lasciato il certo per l’incerto, dopo quattro mesi è arrivato il più bravo del mondo e mi ha preso il posto. Non so se ricapiterà. So che in questo periodo faticoso e talvolta ingiusto, specie lontano dal rifugio di inchiostro e carta che tanto mi rallegra, avevo voglia di farmi un regalo. Chiedo scusa ai quattro cui dovesse mancare la rubrica.
Ma i cimiteri sono pieni di persone indispensabili ed è per questo che spero di sopravvivere a lungo. Buona vita, e buon vento al mio Corriere di Bologna. Ciao.