UNA STORIA TUTTA DIGITALE
Bologna è seconda nella classifica italiana delle città «smart», come certifica il Forum della pubblica amministrazione, e come Piero Formica segnalava qui qualche giorno fa. E l’affluenza pasquale nei musei oltre che nei ristoranti ha rincuorato non soltanto gli osti e gli albergatori, ma anche i responsabili delle istituzioni. Gaudeamus igitur, dunque, con quel che segue? Invece non è il caso, perché la nostra città non è giovane, e ignorare la saggezza che deriva dalla sua età sarebbe un errore madornale, in quanto vorrebbe dire ignorarne l’anima.
Soltanto in senso figurato smart vuol dire intelligente: in realtà, indica qualcosa o qualcuno la cui astuzia si basa sulla rapidità e sulla seduzione, nel caso specifico quelle della comunicazione elettronica, la forma più avanzata della digitalizzazione. Quest’ultima non sorge infatti con i calcolatori, ma deriva dai primi tentativi di sottrarre alle intemperie, cioè alla casualità degli eventi, il funzionamento del mondo. Essa nasce con la casa di Adamo, all’inizio dell’umanità. Sotto tal profilo, i portici di Bologna costituiscono un formidabile esempio di concreta e non figurata struttura urbana digitale, basata proprio sulla riuscita cooperazione tra il settore pubblico e quello privato, che oggi è lo scopo di ogni amministrazione civica al mondo. E che è all’origine, a scala planetaria, del felice paradosso bolognese: quello di una piccola città che senza conoscerne (ancora?) gli svantaggi gode invece di molte prerogative riservate invece a quelle grandi, a partire dall’ampiezza dei servizi professionali di cui dispone e dal riconoscimento internazionale della sua identità.
Non è oggi concepibile nessuna economia urbana che non sia pathdependent, che non dipenda dal percorso che ogni città, nella sua storia, ha già compiuto. La storia cioè è un immediato fattore produttivo, e ogni politica cittadina volta all’incremento del capitale sociale farebbe bene ad assumerla a fondamento delle sue scelte. Ciò vale in maniera particolare per Bologna, che ha la fortuna di assistere oggi alla convergenza della natura di tutte le città del mondo verso la propria, avanzatissima fin dall’inizio dal punto di vista della digitalizzazione, della smaterializzazione della produzione e della messa in circolazione di informazione specializzata. Quella convergenza che è il vero e per lo più inconsapevole motivo per cui i turisti oggi fanno la fila per salire sulla torre degli Asinelli.