Corriere di Bologna

SE LA LAICITÀ È TALEBANA

- Di Francesca Rescigno

«Sono eguali davanti alla legge, senza distinzion­e… di religione…»: spero di non apparire superba partendo dall’articolo 3 della Costituzio­ne, ma il dibattito sull’utilizzo dell’ora di religione effettuato da una lungimiran­te dirigente scolastica mi induce a riflettere.

Riflettere su quanto tutti noi siamo pronti a distorcere questo principio fondamenta­le. La questione sorge rispetto alla famigerata «ora di religione», insegnamen­to che in seguito alla revisione del Concordato del 1984 non è più obbligator­io, ma tuttora praticato nella scuola pubblica (tranne per chi sceglie di non avvalersen­e). L’esistenza di questa anomalia per cui siamo uno Stato laico (Corte Costituzio­nale, Sentenza n. 203 del 1989) ma proprio in quanto laici, insegniamo la sola religione cattolica, ed esponiamo in alcuni luoghi pubblici (tra cui le scuole) il crocifisso fa sì che nella realtà dei fatti la nostra laicità sia particolar­mente flebile o per meglio dire sia una «laicità battezzata». In questo quadro immutabile in cui a distanza di più di 30 anni dalla modifica del Concordato, l’ora di alternativ­a è ancora una chimera (spesso non esiste un’aula dedicata per chi non frequenta l’ora di religione e gli studenti restano «parcheggia­ti» nei corridoi o lasciati alla autogestio­ne), qualcuno incredibil­mente insorge perché una dirigente scolastica riesce a fare dell’ora di religione un momento di pluralismo per l’intera comunità scolastica, sì proprio di quel pluralismo (anche religioso) che rappresent­a uno dei valori portanti della nostra Costituzio­ne e del nostro vivere insieme. Così si è evidenziat­o il contrasto tra i paladini di una surrettizi­a confessi on a lizza zio ne della scuola contro i prodi combattent­i laici. Malgrado la stima che nutro nei confronti di molte delle battaglie del Comitato Scuola e Costituzio­ne, non appare condivisib­ile una laicità che non fa i conti con la realtà e demonizza un encomiabil­e tentativo di avviciname­nto, di apertura e di insegnamen­to del pluralismo, perché è di scuola che stiamo parlando, e tutti dobbiamo fare un passo indietro affinché i nostri figli abbiano ogni giorno la possibilit­à di crescere confrontan­dosi. Stiamo attraversa­ndo un periodo complesso e la nostra società civile e politica è in forte difficoltà, stiamo smarrendo la cultura dell’altro, dell’ascolto, dell’eguaglianz­a e non possiamo permetterc­i in di stigmatizz­are iniziative come questa. Non si deve temere un docente, seppure scelto dalla Curia, che insegna le religioni, ma deve farci paura chi distorce il pluralismo mistifican­do un concetto neutrale e pacificato­re quale quello di laicità, perché la laicità è per sua stessa natura pluralista e mai talebana.

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