Strategia urgente
Stavolta il presidente Mattarella non ha ripetuto la rituale e inutile frase «mai più». L’assuefazione ormai è massima; solo dichiarazioni di principio, niente fatti.
Occorre con urgenza elaborare una strategia che abbia al suo interno una componente socio-politica: la modifica, a favore delle potenziali vittime, dei rapporti di potere; dunque niente precarietà/ricattabilità ma diritti certi per tutti, anche per il povero carpentiere Ivan che si è «suicidato» a Torino.
Guariniello cita («La giustizia non è un sogno») un caso di «suicidio» legato alla precarietà lavorativa; tutti i decisori politici dovrebbero leggere quel libro. Poi gli altri rimedi da adottare sono chiari: le valutazioni del rischio non
devono essere un pacco di fotocopie, devono essere precedute da sopralluoghi e riscontri materiali; come è possibile non prevedere il rischio di scoppio quando si lavora attorno a un serbatoio di certe sostanze chimiche? È passata invano anche la strage di Ravenna del 13 marzo 1987? Bisogna valutare accuratamente i documenti e sanzionare con rigore quelli lacunosi. La vigilanza deve essere rafforzata; due (entrambi a Bologna) sui quattro morti degli ultimi
giorni lavoravano di notte ; era necessario? Se sì, chi poteva andare a controllare che la corrente fosse staccata o che la sicurezza sulla tangenziale fosse sufficiente, se la vigilanza pubblica (dove esiste) si mobilita solo a infortunio già consumato? Cioè arriva «dopo il morto»?
La prevenzione non si fa con le dichiarazioni auto-propagandistiche: in Toscana per affrontare la situazione di rischio nel comparto produttivo tessile sono stati assunti