Calderara, il degrado del Garibaldi 2 mangiato via dalla pinza demolitrice
Festa per l’abbattimento del fallimentare progetto edilizio nato nel ‘78: ora verrà riqualificato
Cronaca di una demolizione annunciata. È stata quasi un’operazione chirurgica — lunghissima, durata anni, piena d’insidie e faticose preparazioni — quella che sanerà uno dei progetti urbanistici più fallimentari dell’area metropolitana bolognese, il residence Garibaldi 2 di Calderara, una sorta di «città invisibile». Da esperimento moderno e futurista, colpevolmente realizzato nel nulla ma con tetragona capacità speculativa, si è trasformato presto in luogo violento e degradato simbolo di malavita e microcriminalità dell’hinterland. Spaccio, prostituzione, ricettazione, usura e quant’altro hanno dominato per decenni fra le mura sbrecciate dei bilocali e monolocali rattoppati alla bell’e meglio, e sui giornali. Un tempo chi diceva nasceranno dei prati: «demolition».
Ogni tanto le cose vanno bene distruggendo. Quella di Calderara è una good news. A narrarla c’era il sindaco Irene Priolo, assai attiva e coinvolta in questo processo «difficilissimo, con espropri, proteste in piazza, dichiarazioni d’inagibilità, dolorosissimi sgomberi…». Fondamentale l’operato dei servizi sociali. Poi il prefetto Matteo Piantedosi, a ricordare blitz movimentati (tantissime prostitute) e ora «un modello da esportare anche fuori Bologna». Infine il governatore Stefano Bonaccini, con la Regione coinvolta fin dall’inizio che ha finanziato, come il Comune, un terzo dell’operazione costata in tutto 15 milioni di euro. La storia del Garibaldi 2 scorre nel filmato di Peter Zullo con date ed eventi (il primo omicidio nel 1985, per dire) proiettato nella palestra dove si celebra la demolizione. Applausi e ringraziamenti. «Ci vorrebbe un libro per raccontare tutto», dice la Priolo che arrivata a Calderara con la famiglia da Bologna passò, senza fermarsi, anche da quel residence di 194 alloggi: «Scappammo subito, già allora non c’era respiro per una giovane famiglia».
La srl palermitana che avrebbe dovuto gestire l’edificio fallì quasi subito. Rimbalzano le parole riuso, rigenerazione, riqualificazione e appunto demolizione. Un centinaio di presenti, pochi gli ex residenti. Non c’era Angelo Rizzi, ovvero «aiutami signore, sono messo male», un tempo lì residente e attivo con una sua associazione per integrare e amalgamare le mille etnie che insistevano al Garibaldi 2: «La demolizione è una cosa che andava fatta, assolutamente, però io non sono venuto perché con tutta la sofferenza che c’è stata per me non è una festa». L’associazione in paese c’è ancora, ma al Garibaldi 2 tornerà a fare attività, a partire dalla prossima festa degli Aquiloni.
” Priolo È stato un percorso difficilissimo, con espropri, proteste in piazza, dichiarazioni di inagibilità e dolorosissimi sgomberi