SE IL GIORNALE SI LEGGE GRATIS AVANZERANNO LE FAKE NEWS
Non ci vuole molto per capire che se un’iniziativa fa risparmiare qualcosa viene sempre accolta bene. Lo dice uno cresciuto quando l’Italia era un paese di poveri, anche se la mia vita non è interessante, visto che è quella di tutti i nati negli anni Quaranta. Ma l’altro giorno sono capitato in un supermercato e ho visto che un giornale era esposto in bacheca perché tutti potessero leggerlo. L’ho fatto anch’io e dietro avevo tre persone che aspettavano il turno. Così mi sono detto: «Guarda quanta gente ha bisogno di risparmiare». Poi ho pensato e mi è venuto questo ragionamento: con la lettura offerta gratis, che capita anche nei bar, chissà quanta gente lavora di meno, guadagna di meno e va in crisi. Se i giornali non si vendono come una volta, ci rimettete voi giornalisti, ma anche gli edicolanti e quelli che i giornali li stampano. A lei le va bene?
BOLOGNA
Caro Dante, no, non mi va bene per niente. Produrre informazione è un lavoro e come ogni lavoro ha un prezzo pagato da chi ne usufruisce. Il giornale gratis a uso multiplo esaurisce la curiosità di troppa gente. Basta entrare in un bar per esaurire senza spesa la prece laica della lettura quotidiana. Del resto sono diminuite le preghiere vere, perché dovrebbero aumentare le altre? Per essere la società dell’informazione, andiamo male, molto più del previsto. Già quando cominciai il mestiere di giornalista si lamentava il gap con l’Europa sul piano delle vendite. Oggi siamo arrivati al rimpianto di quei dati, anche se i giornali sono fatti assai meglio di allora, più completi, più informati, un prodotto non paragonabile a quello del secolo scorso. È colpa della crisi se le edicole hanno meno clienti? Anche. Colpa delle false notizie che hanno diffuso disaffezione generale? Anche. Purtroppo, mentre si mette energia nella lotta alla contraffazione commerciale, fino a far nascere giusti sensi di colpa nel consumatore che aderisce, nel caso dei giornali letti a sbafo proprio non ci si pone il problema. Anzi, c’è chi perfeziona la strategia risparmiosa: pagando il caffè al bar, eviti la spesa del quotidiano. Una volta c’era chi si dava un tono esibendo il giornale in tasca oppure girando con la mazzetta dei quotidiani sotto il braccio. Lo facevano gli iscritti al Pci con l’Unità, venduta la domenica anche porta a porta. Tra i big del passato, Fanfani, non si accontentava della sola rassegna stampa e pretendeva di ricevere le pagine autentiche e non in copia, per misurare il suo indice di gradimento, perché un conto è stare in alto o in basso, in apertura o relegati all’interno. Oggi c’è addirittura chi si vanta di evitare la lettura giornaliera. Prima o poi scoppierà di fake news.
Insegnare L’Islam
fila al Cup per prenotare un nuovo appuntamento. Torna al via! Con lo sciopero erano garantite alcune prestazioni, ma tra queste non c’erano i controlli in gravidanza, che richiedono tempistiche piuttosto precise. Inutile dire che, con la prospettiva di fare gli esami del sangue a Bazzano il giorno dopo o a Bologna tra un mese (sforando di gran lunga i tempi dei controlli), sono andata dritta in un ambulatorio privato, con il mio barattolo di urine già pronto e
con il mio stomaco vuoto. 51 euro e 30, senza ricetta, semplicemente richiedendo quegli esami. Pensate a quanto tempo, tra medici, ricette e Cup, avrei risparmiato, andando direttamente lì, per soli 25,25 euro di differenza. Oppure pensate a chi non ce li ha, quei 25,25 euro, e allora rinuncia a un controllo di cui ha bisogno, perché a Cup il prossimo posto è tra un mese, e allora il controllo di aprile sarà già saltato.
Ho letto i vostri articoli sull’ora di religioni. Significa forse che a scuola si spiega cosa veramente è l’Islam o si continua a raccontare la favoletta dell’Islam «religione di pace»? La mia preoccupazione è che si mettano sullo stesso piano cristianesimo e giudaismo (che sono alla base della cultura europea) con l’Islam . Io vorrei che ai miei nipoti si continuasse a insegnare loro i 10 Comandamenti e non le sure del Corano. Già osservando i libri di storia delle scuole medie si vedono decine di pagine dedicate all’Islam, due o tre paginette al cristianesimo e zero al giudaismo. In sostanza: i nostri nipoti devono conoscere la religione dei nuovi arrivati, mentre questi ultimi non sono obbligati a conoscere il cristianesimo (a meno di non farlo volontariamente in queste classi sperimentali).
Convivenza pacifica
Sono laico ed ero cattolico catechizzato, da anni studioso di religioni comparate. Non credo ci sia niente di male a conoscere le religioni e potrebbe soltanto aiutare la convivenza pacifica.