Abbracci finali
Uno splendido gol su punizione di Verdi apre la sfida vinta contro il Verona Poi la corsa e le parole dolci per Donadoni «So che in città è molto criticato ma ci ha aiutato e noi gli vogliamo bene»
Salvo, anche se per ora manca la matematica, battendo 2-0 il Verona, gol di Verdi (che è andato ad abbracciare Donadoni) nel primo tempo e di Nagy nell’ultimo attimo della domenica il Bologna ha messo 11 punti tra sé e il Crotone. Senza dimenticare la Spal che è a 10. Ora, da Joey Saputo in giù il governo rossoblù potrà anche fare festa e stappare lo champagne, ma guai se facesse altrettanto la squadra, che di contro dovrà fare il possibile e anche qualcosa di più per arrivare all’undicesimo posto, e non solo per i soldi in più che arriverebbero dalla Lega.
Sì, Donadoni e tutto il Bologna si giocano tanto da qui a metà maggio, soprattutto nel caso in cui la società volesse andare avanti con questo allenatore, perché in questo senso un conto sarebbe chiuderla bene questa annata e un altro chiuderla ancora una volta tra stenti e digiuni. Soprattutto per un motivo: figuriamoci con quante pressioni e tensioni addosso ricomincerebbe Donadoni in caso di nuovi rovesci, perché è vero che ha le spalle larghe, ma è altrettanto vero che alle prime burrasche rischierebbe di essere travolto dai forti malesseri della gente. Come dire: queste ultime sei partite contano sia (se non di più) per il domani sia per oggi.
Davanti a Saputo e a una curva molto colorata e calda, nella quale albergava anche uno striscione che richiamava alla vergogna di Crotone, il Bologna ha costruito un primo tempo sufficientemente intenso e aggressivo, nel corso del quale il Verona ha evidenziato tutti i suoi limiti. Con Palacio e Verdi sui lati e con Destro al centro, Donadoni voleva aprire la squadra di Pecchia e più di una volta c’è anche riuscito, purtroppo per lui ancora una volta il Bologna ha sprecato tanto sia nella finalizzazione che nella conclusione, consentendo agli altri di continuare a vedere una luce in fondo al tunnel dentro il quale si erano cacciati dopo il gol su punizione di Verdi. Ecco, bisogna riconoscere che Nicolas si è fatto sorprendere sul suo palo, ma con il passare dei minuti ha consentito al Verona con le sue paratone di restare dentro la partita.
La colpa del Bologna è stata quella di non chiuderla, e così nella seconda parte ha sofferto più di quello che era lecito aspettarsi, primo perché si è abbassato troppo, secondo perché a quel punto il Verona aveva poco da perdere.
Poi va aggiunto che nei contrattacchi è stato poco efficace, avendo troppo campo davanti da percorrere. Donadoni ha sostituito Pulgar che era stato ammonito con Crisetig, che pochi istanti dopo ha preso un giallo, e il Bologna ha pagato l’uscita del cileno, per la sua bravura sia di canta-
re che di portare la croce. Ora, non è che il Verona abbia creato il mondo, ma un paio di pericoli su conclusioni di Romulo e di Fares il Bologna li ha corsi, poi Mirante ha fatto una parata importante su Lee. Donadoni ha dovuto togliere Poli, acciaccato, per far entrare Nagy, poi ha richiamato Palacio per Di Francesco. Con Destro sorprendentemente che è stato lasciato il campo.
Nicolas ha compiuto un altro mezzo miracolo su Dzemaili, poi Nagy ha chiuso i giochi, tra le proteste di quelli del Verona. Ma a quel punto la partita era già alla zeta. Morale: il Bologna ha vinto senza piacere più di tanto, ma la pensiamo come Allegri, il risultato va messo sempre davanti a tutto. Specialmente quando una squadra è reduce da cinque gare non vinte.