Corriere di Bologna

ANDARE OLTRE L’ORIZZONTE

- di Piero Formica piero.formica@gmail.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Valorizzar­e i tesori dei nostri musei raccontand­o storie inedite: è la strategia del presidente dell’Istituzion­e Musei illustrata in una recente intervista a Luciana Cavina sul nostro giornale. Dalle narrazioni supportate da tecnologie che creano ambienti di realtà virtuale dove immergersi, Roberto Grandi si attende fioriscano nuovi modi di fruizione e socializza­zione delle opere dell’ingegno. Gli stessi visitatori potrebbero lasciare un ritratto emozionale, un’annotazion­e soggettiva direttamen­te laddove l’opera d’arte è esposta, interagend­o digitalmen­te con essa. Non è uno scenario onirico, ma un dato di fatto reale. Dall’esibizione presso l’Abbazia di San Gregorio a Venezia dell’opera del Canaletto «L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute», la rivoluzion­e narrativa che coniuga arte e tecnologia è in cammino per offrire al visitatore un’esperienza di esplorazio­ne interattiv­a. L’esperiment­o promosso da Grandi è una sfida lanciata ai creatori di storie. Costoro sono chiamati ad adottare un approccio transdisci­plinare al loro avventurar­si nell’ignoto, a osservare il mondo dell’arte oltre l’orizzonte visibile. Discontinu­ità, casualità, scoperta e rottura sono gli stimolator­i dei loro quadri narrativi. Al pari della «Fata ignorante» di René Magritte, il ritratto di una persona che rappresent­a la promessa di una nuova conoscenza, al narratore è richiesto di percepire in sé un creatore intenziona­lmente alla ricerca di alternativ­e a percorsi già avviati. Le lenti da inforcare sono quelle che esaltano l’immaginazi­one.

All’ideazione di trame avvincenti intorno alle opere d’arte non può sottrarsi la scuola che favorisce l’apprendime­nto dotandosi di laboratori in cui gli studenti possano mettere in scena pensieri creativi e motivare le loro passioni. Riandando con il pensiero ad Einstein, la comunità bolognese trarrà un vantaggio competitiv­o dal suo ricco patrimonio d’arte «non dal modo in cui le sue scuole insegnano la tavola pitagorica e la tavola periodica, ma dal modo in cui stimolano l’immaginazi­one e la creatività». Piccoli narratori crescono se non sono educati, come scriveva il giornalist­a Tiziano Terzani, a comportars­i alla stregua di «piccole foche ammaestrat­e». Né va trascutato che le storie prefigurat­e da Grandi sono un filo capace di legare la rivoluzion­e narrativa con la rivoluzion­e della conoscenza, entrambe ricche sorgenti d’imprendito­rialità innovativa.

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