Corriere di Bologna

Lo strano raid al persiano «Ho parlato dell’Iran, singolare che accada ora»

- Maria Centuori © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Hanno sradicato la porta d’ingresso, all’interno del locale hanno tagliato i fili dell’allarme e del telefono. Non contenti, hanno aperto una delle vetrine in cui erano riposti i servizi da tè in argento, quelli tipici iraniani, e li hanno sparsi per tutto il ristorante. Ma non hanno rubato nulla. Un’intrusione singolare, quella di ieri mattina intorno alle sette in via Lianori, all’interno del ristorante persiano Pars.

La proprietar­ia Sohyla Arjomand, da anni impegnata per la libertà delle donne iraniana, è nata a Shiraz (prima capitale dell’antica Persia) e da quarant’anni vive e lavora in Bolognina. Solo due giorni fa aveva raccontato la sua storia per la rubrica Melting Bol del Corriere di Bologna. Figlia di genitori perseguita­ti perché oppositori politici del regime islamico, Sohyla è arrivata in Italia due mesi prima della rivoluzion­e con un permesso studio. È stato suo padre a consigliar­le di non fare ritorno in patria perché il regime dell’ayatollah Ruhollah Khomeini le avrebbe tolto tutto. Da allora lei si è sempre battuta per i diritti delle donne iraniane, non ha mai indossato il velo, una sola volta ha indossato lo chador iraniano per entrare all’interno di una moschea. È molto conosciuta in quartiere e in città per il suo impegno, tanto che un anno fa ha ricevuto dal Comune di Bologna la targa Tina Anselmi, premio dedicato alle donne che si sono distinte nel lavoro. E lo conserva nel suo ristorante proprio accanto a quella vetrina che i ladri hanno aperto e da cui hanno tolto e poi sparso per tutto il locale il prezioso servizio da tè.

«Sono molto arrabbiata — racconta — ma non ci fermiamo. Come sempre ci daremo da fare per riaprire subito il nostro ristorante. È tutto molto strano, poi mi fa rabbia pensare che sia successo alle prime ore del mattino e non di notte. In otto anni è la terza volta che accade, ma le altre due volte ci hanno rubato l’incasso e quello che hanno potuto portar via. Questa volta no. Hanno lasciato tutto pur facendoci molti danni».

Un gesto singolare, su cui indaga la polizia. Non ci sono telecamere all’interno del locale. «C’è una coincidenz­a con l’intervista che Sohyla ha rilasciato che fa riflettere — commenta Daniele Ara, presidente del Quartiere —. Esprimo a nome di tutta la comunità del Navile solidariet­à a lei e a tutti i dipendenti del ristorante, che insieme ad altri operatori stranieri e italiani, danno ogni giorno un’immagine nuova e moderna alla Bolognina». Solidariet­à anche dal suo amico Roberto Morgantini:«È un caso molto strano, ci sono molti dubbi sulla natura dell’intrusione».

 ?? L’intervista ?? Sohyla Arjomand, figlia di genitori perseguita­ti dal regime, sabato ha rilasciato un’intervista al nostro giornale parlando del suo impegno per le donne
L’intervista Sohyla Arjomand, figlia di genitori perseguita­ti dal regime, sabato ha rilasciato un’intervista al nostro giornale parlando del suo impegno per le donne

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