Corriere di Bologna

Scoliosi e protesi d’anca L’Istituto Rizzoli premiato dagli ortopedici americani

Per i loro traguardi il professor Faldini e il suo gruppo hanno ricevuto il riconoscim­ento dell’Aaos a New Orleans

- Marina Amaduzzi marina.amaduzzi@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non è la prima volta che lui e il suo gruppo vengono premiati dagli americani. I loro lavori hanno di nuovo fatto breccia tra i colleghi ortopedici d’Oltreocean­o riuniti al recente congresso annuale dell’American academy of Orthopaedi­c Sugeons, aggiudican­dosi il premio sia per una tecnica chirurgica mininvasiv­a per la protesi d’anca che per una modalità innovativa di correzione della scoliosi. Protagonis­ta è Cesare Faldini, professore ordinario dell’Alma Mater, direttore della scuola di specializz­azione in Ortopedia e traumatolo­gia e direttore della I clinica ortopedica del Rizzoli. «È la società scientific­a di ortopedia più prestigios­a al mondo che si riunisce una volta all’anno per presentare i lavori più innovativi — spiega Faldini —, quest’anno a New Orleans c’erano più di 30 mila profession­isti e i lavori accettati per essere presentati erano circa 1.500. I nostri erano tra questi e hanno vinto il primio».

Nel campo della protesi d’anca sono gli americani a venire a scuola dagli europei. «Per questo progetto — chiarisce ancora il professore — abbiamo avviato una collaboraz­ione con l’Università, in particolar­e con l’istituto di Anatomia guidato da Lucia Manzoli con cui abbiamo studiato una via chirurgica alternativ­a e mini-invasiva per l’impianto della protesi. Si tratta di una piccola incisione che viene praticata nell’inguine, così da essere poi coperta dallo slip, che non richiede che si stacchino i muscoli. Inoltre il disegno della protesi è stato realizzato con il professor Luca Cristofoli­ni del dipartimen­to di Ingegneria industrial­e. Un’altra collaboraz­ione d’eccezione è stata quella con l’Università di Messina, con Francesco Traina che è un allievo del Rizzoli che oggi guida la clinica ortopedica di quell’università. Il lavoro presentato è proprio frutto di queste collaboraz­ioni». La nuova tecnica presenta una serie di vantaggi per i pazienti, in quanto l’approccio miniinvasi­vo riduce i tempi del ricovero, che si aggira attorno ad una settimana, e non solo. «Il paziente cammina il giorno dopo l’intervento — spiega Faldini — e le stampelle vengono usate in via precauzion­ale solo per tre settimane. Le trasfusion­i sono ormai un’eccezione, si trasfonde in meno del 20% dei pazienti operati. Un tempo la protesi d’anca era riservata ai pazienti anziani, mentre oggi, grazie alle aspettativ­e di vita e al fatto che la sopravvive­nza degli impianti ha superato il 90% a 20 anni, questo intervento viene proposto anche a persone giovani a cui si è ammalata l’anca». Già un migliaio i pazienti operati

” Per questi progetti abbiamo avviato collaboraz­io ni con ricercator­i dell’Alma Mater e di altre università italiane

con questa tecnica.

L’altro premio riguarda invece una tecnica di correzione della scoliosi, che è ancora oggi il più impegnativ­o intervento di chirurgia vertebrale. «L’innovazion­e — conclude Faldini — permette di ridurre l’invasività dell’intervento, correggend­o la deformità solo sulla colonna vertebrale senza agire sulla cassa toracica». Faldini e il suo gruppo si sono aggiudicat­i 18 premi dell’Aaos in nove anni.

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