Prima o seconda, l’ultimo dilemma della Effe
Tutto aperto per l’atto finale: volata con Trieste, poi conta anche finire nella parte giusta
Tre partite imbattuto, anche se tra mille peripezie, Gianmarco Pozzecco alla guida di una Fortitudo che a un turno dalla fine è di nuovo agganciata a Trieste. Chi l’avrebbe mai detto: stesso bilancio 21-8, solo differenza canestri negativa, si decide tutto all’ultima giornata.
Piegata Piacenza facendo la stessa tremenda fatica di Roseto, ci sarebbe da capire il perché la Consultinvest giochi solo a sprazzi, tendendo ad affidarsi sempre più ai veterani (oltre i 30 minuti Mancinelli-Cinciarini-Rosselli, imprescindibili), con l’unico americano ormai disperso (McCamey col Poz zero punti in 19’), la riscoperta di Pini (12/17 nelle ultime due), la sterilità dall’arco (21% da tre, Italiano fuori roster non aiuta) e molte altre questioni tecniche che però passano tutte in secondo piano, davanti a una classifica così.
La domanda che impazza, dopo la piega inaspettata presa dagli eventi, è tendenziosa ma necessaria: conviene alla Fortitudo arrivare prima anziché seconda? Da settimane si diceva che il vero obiettivo era il secondo posto, cioè l’altra metà del tabellone di un probabile, sanguinoso TriesteTreviso in semifinale. Teoria con pro e contro: De’ Longhi (già terza) e Alma sono certo da evitare, e se poi in finale andassero i trevigiani il fattore campo l’avrebbe la Effe, che comunque da seconda avrebbe una non facile semifinale fuori casa contro la prima dell’Ovest, probabilmente Casale Monferrato (domenica le basta difendere un +21 a Scafati). Insomma, il percorso della Virtus dell’anno scorso, ma ci sono ancora troppe variabili aperte per poterlo ipotizzare. Mentre chi arriva prima il vantaggio del campo ce l’ha sempre. A parte un dettaglio: se vanno in finale le due prime contano le vittorie (anche Casale è 21-8) e poi i punti fattisubiti (piemontesi +116 sulla Effe) nella prima fase. «Calcoli e tabelle li facciamo tutti, inutile negarlo, poi però bisogna giocare senza farsene condizionare» aveva detto Pozzecco prima di Piacenza, spiegando di non pensare al tabellone dei playoff, ma alle singole partite. «Perdere mi dispiacerebbe, sarebbe l’interruzione di un processo di crescita tecnico, che io sto vedendo. Dobbiamo continuare a lavorare, giocare bene e basta».
C’è quindi da aspettarsi che domenica a Mantova, contro un’avversaria in disarmo (con Legion 2 vinte su 11), l’Aquila andrà a giocare una partita vera. «E poi perdere per convenienza porta tradizionalmente sfortuna» ha già fatto notare Pozzecco. Inoltre non è affatto sicuro che Trieste, per quanto in difficoltà, perda l’ultima a Porto San Giorgio, partita che tra l’altro decide pure i destini di Udine (temibile di questi tempi) e Verona, in ballo per i quarti contro le stesse Fortitudo e Trieste, prima o seconda che siano. Tutta da decifrare poi la classifica a Ovest, dove la maxi penalizzazione a Reggio Calabria (ma c’è da aspettare il ricorso) ha stravolto le carte in tavola. A oggi negli ottavi la Fortitudo troverebbe di nuovo Agrigento, per la terza volta in tre anni di A2.