PER ROSSINI ANNA BONITATIBUS
Il mezzosoprano omaggia il compositore nei 150 anni dalla morte inserendo nel programma pagine meno conosciute e autori a lui legati come Beethoven e Schubert. «Sono arie da camera composte su versi italiani che rilanciano il tema magnifico della lirica a
Da vera diva, lei preferisce considerarsi un’antidiva. Ecco che si prospetta originalissimo l’omaggio a Rossini del Bologna Festival che stasera — ore 20.30 — per il ciclo dei Grandi Interpreti offre la ribalta del teatro Manzoni ad un’artista sopraffina come il mezzosoprano Anna Bonitatibus.
Signora Bonitatibus come mai un omaggio a Rossini senza arie d’opera di Rossini?
« Perché presentare l’opera al pianoforte è un genere che non convince più e mi sembra appartenga a una fase superata. Fortunatamente siamo tutti cresciuti, sia il pubblico che gli interpreti. E noi dobbiamo avere il coraggio di elaborare proposte diverse. Così quando sono stata invitata dal Bologna Festival per un omaggio a Rossini nell’ambito delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario della morte, ho pensato a tracciare un ritratto del compositore inserendolo in un orizzonte più vasto»
Infatti ci sono musiche di Beethoven e di Schubert.
«Sono arie da camera composte su versi italiani che rilanciano il tema magnifico della lirica amorosa. E poi ho voluto eseguire un musicista cresciuto sotto l’ala protettrice rossiniana: Vincenzo Gabussi eseguendo pagine che si stenta ancora ad ascoltare e che rendono conto di un Ottocento musicale italiano molto più variegato di quello si potrebbe sospettare pensando al melodramma e basta».
Nel suo concerto non manca poi il Rossini che continua a scrivere musica dopo essersi ritirato dalle scene d’opera, con le pagine raccolte nei «Pechées de veillesse», i cosiddetti «Peccati di vecchiaia».
«Qui Rossini offre stupefacenti invenzioni per la voce e anche per il pianoforte. Tutte queste musiche sono un riflesso della vivacità dei salotti molto colti che Rossini aveva imparato a conoscere quando ancora era un’operista in carriera. Penso ai circoli intellet-
tuali a Napoli dove Rossini suonava il pianoforte, accompagnava i cantanti e perfino se stesso».
Rossini era l’ideale punto di arrivo del doppio album che ha dedicato a Semiramide. È stato un invito ad ascoltare le tante incarnazioni vocali di una regina del belcanto e a considerare le apparizioni nell’arte della regina babilonese?
«La leggenda di Semiramide si è alimentata grazie a generazioni di artisti. Pittori e musicisti. E tra i compositori si sa c’è stato anche Rossini per un melodramma che rielaborava un dramma di Voltaire, allora ancora molto in voga. Importante che chi ascolta potesse avere gli strumenti per constatare che tutto nasce da una donna considerata leader tremila anni fa in un una terra che è stata una culla di civiltà corrispondente oggi all’attuale Iraq».
Anche il suo nuovo album ha un tema che attraversa la storia della musica, tocca anche Rossini e si intitola «En travesti… »
«Ho pensato ai ruoli scritti per voce femminili pensando però a figure maschili. È una galleria di ritratti che consentono di passare agli eroi delle opere serie composte nel Settecento da Vivaldi e da Handel e si passa per i melodrammi rossiniani tra cui c’è il personaggio di Tancredi che ho scelto per la registrazione. Un secolo dopo Ravel si valse della voce di una donna per impersonare il ragazzo dell’ Enfant et les sortilèges. E poi il mio viaggio si ferma al musical Victor/Victoria di Henry Mancini».
Non sarà questo disco un invito a scoprire quanto la musica possa nutrirsi di ambiguità inconfessabili a parole?
«Che le donne si travestissero da uomini era un fatto che avveniva in scena ma anche nella vita reale del Settecento. Era uno stratagemma e per noi si rivela più che un tema musicale, ma un argomento modernissimo...».
Quando ormai Rossini si è ritirato dalla scene d’opera, offre stupefacenti invenzioni per la voce e anche per il pianoforte Tutte queste musiche sono un riflesso della vivacità dei salotti molto colti che aveva imparato a conoscere quando ancora era un’operista in carriera