RIFLETTERE SUGLI SCENARI
La Johns Hopkins University della sede di Bologna ha organizzato cinque conferenze di politica internazionale sulla futura leadership mondiale, con particolare riferimento al ruolo di Russia, Usa e Cina. L’ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi è stato invitato come statista ed esperto di politica internazionale a essere il relatore di eccellenza alle tre conferenze. Giustamente Prodi ha sottolineato l’importanza di servirsi di un adeguato modello politico se si vuole capire con una larga prospettiva temporale quale sarà la futura potenza militare, politica e commerciale dominante nel governo della globalizzazione. Di qui il richiamo all’importanza di servirsi del paradigma del pensiero globale per comprendere gli effetti a livello locale e delle esperienze locali al fine di poter influenzare lo stesso pensiero globale. Occorre dunque saper vedere le tendenze nel lungo periodo, ha spiegato, senza lasciarsi bloccare sul pensiero corto che fissa solo il presente. Purtroppo la politica italiana soffre in gran parte della mancanza di una cultura che sappia leggere il domani, liberarsi dell’assillo della scadenza delle prossime elezioni e dell’ossessione di come guadagnare qualche voto in più. Così ci si spinge fino a dire che dopo il recente voto alle politiche nazionali è decisivo per la scelta di quale coalizione di governo il risultato del voto in alcune amministrazioni locali. Questa malattia cognitiva dei partiti italiani è ormai destinata a consumare il suo perdurante declino, senza avvertire che per il rilancio della produzione e dell’occupazione nel nostro Paese occorrerebbe una Ue forte e coesa, in modo da ritornare a essere un credibile interlocutore e competitore nello scenario internazionale. L’irrilevante ruolo europeo dell’Italia deve fare i conti anche con la marginalizzazione della Ue nello scacchiere internazionale. Prima e in parte il presidente Usa Obama e oggi il suo imprevedibile successore Trump con «Prima l’America», hanno relegato l’Europa, secondo Prodi, in ruolo periferico, che di certo Russia e Cina per politiche diverse non hanno interesse a rimuovere. La partita a tre delle superpotenze fa capire che i problemi a livello locale, come la politica dei diritti, del lavoro e delle eguaglianze, non può prescindere dal contesto internazionale. Sarebbe bene che politici e amministratori riflettessero su simili dinamiche.