TASSE UNIBO, SCONTI SLEGATI DAL MERITO
Il segretario della Cgil incassa la pausa decisa dalla giunta e rilancia: ora si faccia sul serio
Meno tasse per i redditi medi, aumenti per le famiglie più ricche e sconti slegati dal merito. Sono le principali novità introdotte dalla manovra approvata ieri dal Senato accademico e dal cda, che ha recepito anche alcune richieste del Consiglio degli studenti. Una riforma che ha anche confermato la tax area sotto i 23.000 euro, una condizione che esonera dal pagamento delle tasse oltre 20.000 studenti, quasi il 60% in più rispetto a quanto avvenuto finora. Via libero poi al bando per 63 ricercatori senior.
Il segretario della Cgil bolognese Maurizio Lunghi non è contento della resa del Comune sulle materne d’estate, aperte sì ma senza le sue maestre, così come annunciato dall’assessore alla Scuola Marilena Pillati che ha parlato di una «pausa» di riflessione di un anno da parte di Palazzo d’Accursio. Ma allo stesso tempo Lunghi non drammatizza, a patto che l’epilogo di questa vicenda non porti verso una privatizzazione del servizio. «Non voleva essere questo il nostro punto di arrivo ma prendiamo atto che l’assessore non ha avuto modo di creare le condizioni per poter proseguire», spiega Lunghi.
I sindacati in questi due anni hanno intrapreso un lungo braccio di ferro con il Comune. Non si tratta quindi una vostra vittoria?
«Non lo è affatto. Si è partiti male sin dall’inizio senza poi riuscire a recuperare in corso d’opera. Una pausa di un anno ci può stare, non casca il mondo, ma se invece si vuole gettare la spugna su un progetto, tutto sommato per noi positivo, decidendo di privatizzarlo, allora non sarebbe accettabile. Se alla fine dovesse venir fuori che non è possibile proporre un servizio pubblico sarebbe una sconfitta di tutti, del Comune ma anche dei sindacati».
I sindacati però sono stati molto critici. Non è che avete spinto troppo sull’acceleratore?
«Penso che alla base di tutto ci sia la scelta dell’assessore che non ha voluto riaprire il confronto. Le ragioni però io non le conosco, bisogna chiederle a lei».
Forse l’amministrazione comunale temeva un altro lungo braccio di ferro con i sindacati.
«La questione è partita male sin dall’inizio. Noi abbiamo sempre fatto presente al Comune che prima di tutto serviva un piano didattico con un vero coinvolgimento di tutti gli insegnanti. Noi vogliamo che questo servizio sia pubblico perché se dovesse diventare un servizio esternalizzato non andrebbe più bene. L’esternalizzazione deve essere una soluzione temporanea».
È solo una questione didattica e non economica?
«Non è mai stato un problema di soldi, il Comune aveva messo a disposizione un premio che se mantenuto andrebbe ancora bene. Non è però mai stato chiaro cosa gli insegnanti dovessero fare durante l’estate. Se l’amministrazione vuole davvero mettere a disposizione questo servizio, deve chiamare gli insegnanti con contratto Enti locali e metterli di fronte a un progetto didattico. Si parte dalle basi volontarie per capire quanti sono e se non sono sufficienti a quel punto si fa un’azione di coinvolgimento a 360 gradi».
La Cgil, insomma, non si straccia le vesti ma neppure gioisce.
«No, l’ho già detto due anni fa, si tratta di un servizio importante perché altrimenti le famiglie sono costrette a guardare altrove, alle parrocchie o all’Arci. Però è vero che il Comune non ha presentato questo progetto nel migliore dei modi, per poi capire che i volontari non erano tanti. C’è da dire che tra questi insegnanti non tutti sono nostri iscritti, molti fanno parte di sindacati autonomi che hanno contestato la scelta dell’amministrazione comunale mettendo in difficoltà l’assessore. E così dopo due anni complicati da questo punto di vista, con una situazione di fatto bloccata, l’amministrazione ha deciso di rinunciare. Ma ribadisco, essere contro questo servizio vuole dire regalarlo ai privati».
Ora che quindi che fare? «C’è una pausa, per quel che ci riguarda la useremo per risollecitare il Comune a rivedere la sua posizione, a far ripartire un confronto in tempo utile per l’anno prossimo. Perché ripeto, se non fosse possibile mantenere questo servizio in mani pubbliche, tutti noi dovremmo prendere atto di una sconfitta».
” Si è sbagliato fin dall’inizio, serviva un piano didattico mai arrivato, ora lavoriamo affinché il servizio sia pubblico