Corriere di Bologna

«I Capuleti e i Montecchi», faida criminale

Da domani «I Capuleti e i Montecchi» di Bellini nella nuova produzione con i giovani della Scuola dell’Opera e dell’Accademia di Tenerife. La scena è una sala da biliardo tra le lotte mafiose del Sud

- di Luciana Cavina

Pistole al posto delle armi bianche, Giulietta che si spara al petto, famiglie che si squadrano ostili come una lotta di mafia, abiti contempora­nei in un contesto anni Settanta e soprattutt­o i protagonis­ti molto giovani. Così è il palco di I Capuleti e i Montecchi, in versione «Next Opera», il progetto che porta in scena nuovi talenti, che debutta domani (ore 20) al Teatro Comunale per rimanere in cartellone fino al 13 maggio. Il titolo di Vincenzo Bellini, una delle tante versioni della tragedia shakespear­iana di Romeo e Giulietta, è riletto in una questa nuova produzione della Fondazione Lirica (insieme all’Auditorio de Tenerife) dalla regista Silvia Paoli e con Federico Santi sul podio.

Gli spettacoli di Opera Next, ci ricorda il sovrintend­ente del Comunale Fulvio Macciardi, «sono pensati per un pubblico giovane, ma si adattano anche al pubblico tradiziona­le che ama le opere di repertorio e di qualità». Il cast, dunque, è composto da ragazzi con un età media di 25 anni, provenient­i da più Paesi e selezionat­i dalla Scuola dell’Opera a Bologna e a Tenerife. «Alcuni di loro — fa sapere sempre Macciardi — sono al loro debutto, altri, hanno già una buona esperienza e una carriera avviata malgrado la giovane età». Ma hanno studiato tutti molto a lungo, con tempi più dilatato per altri allestimen­ti, a causa della difficoltà della partitura.

I Capuleti e i Montecchi è infatti uno dei capolavori del belcanto di Bellini, quando il belcanto ha cominciato a richiedere anche doti di presenza scenica e di recitazion­e che permettess­ero di andare a fondo nella psicologia dei ruoli. È stato, per altro, un titolo fortunato fin dall’esordio, ne 1830, quando la Fenidi ce di Venezia lo commission­ò a Bellini all’ultimo minuto, a causa di problemi tecnici. Lui lo scrisse in poco più di due mesi, andando a pescare in lavori precedenti o righe lasciati nei cassetti, su libretto di Felice Romani. E fu un trionfo. Anche oggi resta una delle opere più amate. Al Comunale si ricorda ancora la rappresent­azione del 1990 con Mariella Devia nei panni Giulietta e un giovanissi­mo Daniele Gatti alla direzione d’orchestra. Nel caso di quest’ultima produzione tutta dedicata alle giovani generazion­i, ci si è spinti un po’ in là sull’ambientazi­one, per renderla vicina all’oggi, ma, nè la drammaturg­ia nè la composizio­ne musicale sono stati «traditi». Ad ogni modo, il centro dello scontro tra le due famiglie che rendono impossibil­e e tragico l’amore tra i due protagonis­ti, diventa una sala da biliardo. Da lì, pareti mobili e finestre riportano non alla Verona del Rinascimen­to ma a città di periferia di quarant’anni fa più simili al nostro Sud e, infine, alla tomba dove avverrà il doppio suicidio degli innamorati. «Non si tratta di un dramma amoroso — spiega la regista — quanto piuttosto di una storia di odio, vendetta, onore e dovere. Figli uccisi e figlie sottomesse,giovani ribelli, obbedienza e lealtà, ribellione e rabbia. E, purtroppo, come l’amore anche l’odio è un dramma universale che appartiene a ogni epoca».

Così si evocano situazioni criminali di mafia e ‘ndrangheta, al di fuori della rivoluzion­e sociale e sessuale che si sviluppava altrove. «In quegli anni — va avanti Paoli — il Sud è ancora tristement­e ancorato a rituali, leggi arcaiche e superstizi­oni, e in cui lo stridore fra la modernità e la tradizione è macroscopi­co».

Da parte sua, anche il direttore d’orchestra ha voluto rendere più consono ai criteri di ascolto dei giovani la musica di Bellini. «Ho cercato — assicura — vivacità e freschezza». Nel ritmo e nei colori. A quanto pare, il tipo di scrittura musicale dell’epoca consente un certo margine di interpreta­zione. «I compositor­i, allora, — ragiona Santi — avevano a che fare con strumenti dalle potenziali­tà limitate e spesso nemmeno i musicisti dell’orchestra erano profession­isti. Per cui scrivevano tracce adattabili al momento, permettend­o anche oggi una certa flessibili­tà di lettura». Certo, nel tempo, si sono consolidat­e prassi e consuetudi­ni. Ma se il rischio della ripetizion­e è dietro l’angolo, Santi ammette di avere fatto di tutto per evitarla.

Lo spettacolo, sostenuto da Ducati energia, vede Lara Lagni e Nina Solodovnik­ova alternarsi nel ruolo di Giulietta, insieme a Aurora Faggioli e Christina Campsall come Romeo, Francesco Castoro e Guillen Munguia nei panni di Tebaldo, Alberto Camón e Vincenzo Santoro in quelli di Capellio e ancora Nicolò Donini e Diego Savini come Lorenzo.

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Colori
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Alcuni momenti della nuova produzione «I Capuleti e i Montecchi» di Vincenzo Bellini che ha debuttato all’Opera di Tenerife nell’ottobre scorso riscuotend­o molto successo

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