Corriere di Bologna

«FRANCAMENT­E ME NE INFISCHIO»

- di Marco Marozzi

Stefano Bonaccini ha confermato di non essere più renziano, lui che lo fu dalla prima ora. Le elezioni regionali saranno nel 2019. Alla Direzione Pd non si vota il documento renziano, Emilia-Romagna liquida, senza capi. Virginio Merola accusa Renzi di portare alla scissione, si sogna riferiment­o di una sinistra civica ed ecumenica, dai dissolvent­i Liberi e Uguali ai delusi borghesi, a Francesca Puglisi, ex renziana, agli arrabbiati che scrivevano sui muri «Via Renzi» e non votano o hanno scelto (1,16%) Potere al Popolo. Andrea De Maria e Francesco Critelli sposano gli oppositori romani Cuperlo e Orlando con Renzi, trascinand­osi dietro l’ex-oppositore (a Bologna) Luca Rizzo Nervo. Irene Priolo, moglie di De Maria e assessora di Merola, in questo gioco arretra da possibile candidata sindaca. Matteo Lepore, antico delfino di Merola, aspetta che gli altri si logorino. Il 2021 a Palazzo d’Accursio è lontano e la politica è ballerina. Pier Luigi Bersani discorre del Pd come se ci fosse ancora.

Quando c’era il Pci, a Bologna un futuro dirigente parlò del «signor Giorgio Napolitano». Virginio Merola adesso, per dire che un ex premier-segretario non c’entra con la sinistra, lo chiama «compagno Renzi», mentre il presidente emerito della Repubblica è un’icona, della sinistra. Al Pd si consiglia «Ballando ballando», 50 anni senza successo; quello dell’Emilia-Romagna può aggiungere un altro film di Ettore Scola, «C’eravamo tanto amati». Una consiglier­a comunale «banna», cancella, il capogruppo bolognese, ma siamo nell’isteria web: più interessan­ti i tanghi figurati dei capipartit­o, fra riposizion­amenti ed elezioni future. Il 10 giugno si vota (oltre che a Brescello, di Peppone-Don Camillo, persa in partenza) a Imola, lontani Andrea Costa e «La Cina è vicina», il sindaco è ora parlamenta­repeone a Roma pensando al ritorno: alle politiche la sinistra, dal centro agli estremisti, era lontana dal 50%, rischia un secondo turno pericolosi­ssimo con Lega o Cinque Stelle. Nel 2019 si vota in EmiliaRoma­gna: alle politiche il centro e la sinistra, imbarcando (boh) tutti, è a un punto in più del centrodest­ra, la competizio­ne è a un solo turno e Bonaccini può anche farcela, però deve ottenere qualcosa di più del sì di 18 emilianoro­magnoli su cento del 2014. I cittadini? Il rischio è che «Via col vento» finisca con Rhett Butler, «Francament­e me ne infischio». Altro che: «Domani è un altro giorno».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy