Balzo delle piccole imprese La sfida è diventare grandi
Il rapporto Cerved-Confindustria sulle Pmi
Il tessuto delle Pmi torna a popolarsi: in Emilia-Romagna, tra il 2015 e il 2016, sono cresciute del 1,5% (14.303). Resta il nodo della dimensione di queste aziende.
Le piccole e medie imprese tornano a crescere dopo gli anni neri della crisi.
Se nel Nord-Est tra il 2007 e il 2014 le imprese di questo tipo sono calate del 7,9%, nel 2015 si sono registrati i primi segnali di ripresa, per arrivare poi nel 2016 a raggiungere quasi i livelli prima del 2008.
In Emilia Romagna le Pmi, tra il 2015 e il 2016, sono cresciute del 1,5% (14.303), mentre il divario rispetto alla situazione economica del 2007 è sceso al -7,6%, quando prima della crisi si contavano 15.473 aziende con più di 10 addetti e meno di 250. A dirlo sono i dati diffusi dalla 3°edizione del Rapporto delle Pmi del Centro-Nord realizzato da Confindustria assieme a Cerved. «Non esistono imprese forti in territori che non siano forti e coesi — sottolinea Pietro Ferrari, presidente degli industriali in regione —. Qui, in particolare, tante aziende internazionali stanno approfondendo i loro investimenti». E se da una parte da noi la crisi è quasi superata nei numeri, l’incognita resta sul tipo di impresa. In sostanza: nascono tante nuove aziende, ma rimangono piccole. In Emilia- Romagna, nel 2015, si registravano 203.000 realtà economiche con meno di 50 addetti e meno di 10 milioni di ricavi, con un fatturato totale di oltre 42 milioni. «Un dato molto positivo è che c’è una forte natività di startup, ma sono ancora molto piccole — sottolinea Stefano Pan, vicepresidente per le per le politiche economiche regionali e la coesione territoriale di Confindustria —. È positivo questo fermento e la sfida è di non rimanere piccoli ma di trovare il coraggio di crescere e mettersi insieme, di fare squadra, perché solo così si può vincere». Il campione preso in esame dal rapporto è composto da 118.000 società di capitali, di cui 36.000 nel Nord-Est (14.000 in EmiliaRomagna). Ma è la ripresa degli investimenti, secondo Confindustria, a confermare «un sostanziale miglioramento» per cui, nel 2018 e nel 2019, fatturato e valore aggiunto delle Pmi di capitali dovrebbero continuare «ad accelerare gradualmente». Pur in un quadro nel complesso
” Ferrari Il Patto per il lavoro ha favorito buoni livelli di Pil, la stabilità di rapporti e relazioni è importante
positivo, sono sempre le sfumature territoriali a incidere. I margini sono attesi in miglioramento più nel NordEst (6,7% nel 2018 e 7,4% nel 2019) e nel Nord-Ovest (4,9% nel 2018 e 5,6% nel 2019) che al Centro (+3,4% nel 2018 e +3,8% nel 2019). «Le imprese che hanno superato la crisi ora devono strutturarsi — sottolinea Ferrari —. Il tema più complesso è la dimensione, oltre alla managerializzazione delle aziende con la suddivisione tra proprietà famigliare e sociale». Per Ferrari, in Emilia-Romagna ha inciso positivamente il Patto per il lavoro: «È un elemento innovativo che ha favorito buoni livelli di Pil, la stabilità di rapporti e relazioni è un fattore sostanziale. E i risultati saranno ancora migliori se rifacciamo partire le opere pubbliche».